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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

mercoledì 28 giugno 2017

SI DISSOLVONO LE ORME SU QUALSIASI TERRA di Izabella Teresa Kostka






IZABELLA TERESA KOSTKA è nata a Poznań (Polonia). Laureata in pianoforte all’Università Accademia di Musica I.J.Paderewski (Poznań, Polonia) dall’anno 2001 vive e crea a Milano. Appassionata di teatro, musica, letteratura e arte. Insegnante di pianoforte, interprete e traduttrice, organizzatrice e conduttrice di eventi culturali (tra cui gli appuntamenti ciclici “Verseggiando sotto gli astri di Milano” e “Tète a tète con l’autore” con il patrocinio del Centro di Ricerca e Formazione Scientifica CERIFOS di Milano, con il sostegno morale dell’Associazione Artistica Culturale Autori e Amici di Marzia Carocci e del Concorso letterario Ponte Vecchio di Firenze), autrice di prefazioni ai libri di poesie e narrativa, nel passato ha eseguito vari concerti di pianoforte in Polonia, Italia e Germania. Ha ottenuto vari riconoscimenti e premi, tra i più significativi da ricordare: il 3° Premio al 3° Concorso Nazionale e Internazionale di Poesia e Narrativa “Club della poesia” (Cosenza 2015), Diploma d’Onore della Montecovello Società Editrice (concorso Vivo da Poeta – Antologia Multitalent, Autobiografie di Poeti Contemporanei, Roma 2015), il Premio Speciale della Giuria al XXVIII Concorso Premio Letterario “La Mole” (Torino 2015), la 6º classificata al Concorso Nazionale di Poesia Edita Leandro Polverini con un libro di liriche “A spasso con la Chimera ” (Irda Edizioni), la 1° classificata al Concorso Nazionale di Poesia Inchiostro ed Anima dedicato alla poetessa Mariannina Coffa (Noto, Sicilia, 2015), Diploma d’Onore della Montecovello Società Editrice concorso Premio Èrato 2015 (Roma), Premio della Critica 2015 – Antologica Atelier Edizioni per  l’antologia di sillogi  “Caleidoscopio”,  tra i premiati al concorso delle arti figurative e di letteratura Microbo.net – ArtCafe  “Il Giorno della Memoria” (Milano 2016), Menzione d’Onore al 4° Concorso di Letteratura Memorial Miriam Sermoneta per la silloge “Requiem” (Roma, 2016), il 3° Premio Assoluto al V Concorso Letterario “Poetiche Ispirazioni” (Viganò, Lecco 2016), Menzione d’Onore al 2° Concorso di Letteratura “Ponte Vecchio” (Firenze, 2016), Menzione d’Onore al concorso di poesia erotica “Afrodite 2016” (MonteCovello Società Editrice, Roma 2016), il Diploma di Merito al concorso “Terra di Virgilio” (Mantova 2016), Menzione d’Onore al Concorso  Letterario “Mani in volo” (Costabissara 2016), Menzione d’Onore al Concorso Internazionale Inchiostro e Anima dedicato a Mariannina Coffa  (Noto 2016), la Targa di Merito del Cerifos in occasione del primo anniversario del programma ” Verseggiando sotto gli astri di Milano”, il 1° Posto al Concorso Nazionale di Poesia Edita Leandro Polverini per la raccolta “Gli espulsi dall’Eden” edita da CTL Centro Tipografico Livornese Editore  (2016, Anzio Roma, sezione poesia allegorica), tra i finalisti del concorso Gioachino Belli (Roma 2016), il 2° Premio al Concorso Letterario Internazionale “La voce dei Poeti ” Verbumlandiart  (Lecce, 2016), il Premio Fondazione Daga “Artista 2017” per la poesia e per la diffusione della cultura e dell’arte (Cagliari 2017), premiata al Concorso Letterario “La pelle non dimentica ” contro la violenza sulle donne  (Ancona 2016), il Premio Speciale come “Migliore Autrice Straniera” residente in Italia al Concorso Letterario “Ossi di Seppia” (Arma di Taggia, Imperia 2017), il Premio Speciale della Critica al Concorso Internazionale Letterario Seneca per la silloge inedita “Ka_r_masutra” (Bari 2017), la Menzione d’Onore al Concorso Internazionale “Club della poesia” per il libro edito “Peccati” (Cosenza 2017), la Medaglia d’Onore al Concorso Proust en Italie – il Giardino di Babuk (La Recherche, Roma 2017),  il 4° Premio al Concorso letterario “Ponte Vecchio” (Firenze 2017). Ha partecipato a varie mostre d’arte visiva tra cui “Progetto Internazionale Mail Art Frida Kahlo – una donna nel futuro” (2014), “Microstorie di cibo” (spazio espositivo Cardinal Ferrari, Milano 2015), “Milano che cambia” (Art Café,  Circuiti Dinamici,  Milano 2016), “I luoghi del silenzio” (Art Café, Circuiti Dinamici, Milano 2016), “Coscienza negata” (Circuiti Dinamici, Milano 2017), ha partecipato all’evento “Senza paura” organizzato dalla Casa della Poesia di Monza con il patrocinio del Parlamento Europeo nell’ambito del ciclo di incontri “L’Europa è per le donne ” (Palazzo delle Stelline – la Rappresentanza del Parlamento Europeo a Milano, marzo 2016), all’inaugurazione del vernissage internazionale Erotica 2016 presso la sede dell’Associazione Artebo a Bologna, a numerosi Slam Poetry, alla mostra di Arte Contemporanea e Poesia “Avalon Arte” (Cava de’ Tirreni, Salerno 2017), al 1° Festival Museo Alda Merini a Milano  (2017) e al Festival Arte Benessere e Creatività  (Torino 2017). Ha pubblicato “Granelli di sabbia” (Irda Edizioni 2014),  “Caleidoscopio” (poesie sparse e sillogi 2013-2015, Antologica Atelier Edizioni 2015), “Gli scatti” (Aletti Editore 2015), “A spasso con la Chimera” (Irda Edizioni 2015), “Peccati” , “Incompiuto” (Antologica Atelier Edizioni 2015), “Gli espulsi dall’Eden” (CTL Centro Tipografico Livornese Editore 2016), “Le schegge” (Irda Edizioni 2017), “Si dissolvono le orme su qualsiasi terra – Rozmywają się ślady na każdej ziemi” (CTL Editore 2017). Pubblicazioni   su varie antologie “Astri immensi”, “Astri immensi 2°”, “La Nave Corsara”, Mosaico,  Mosaico 2, Mosaico 3, Il Menù di Giulietta ( Antologica Atelier),  “Il Federiciano 2014 – libro blu ” (Aletti Editore) ,  ” Sotto l’albero delle mele” , “Verrà il mattino e avrà un tuo verso “, “Habere Artem”,  “Tra un fiore colto e l’altro donato” (Aletti Editore), “Fuori dal disagio” (concorso C’era l’acca), “Il viaggio – ispirazioni poetiche ” (Associazione Gruppo Cultura Viganò) , “Alda nel cuore” e “Nel nome di Alda” (Ursini Edizioni, Premio di Poesia Alda Merini 2015, 2016, 2017), AA.VV Multitalent “Vivo da Poeta”, “Premio Èrato 2015 ( Montecovello Edizioni ), “Invisibili – voglio urlarlo al mondo” ( a cura di Daniela Straccamore edito da Irda Edizioni ), “E’ già autunno” (Montegrappa Edizioni), “Le parole nella rete” (Kimerik Editore), “Mai più”, “Il cantico delle stagioni vol.1° (Antologica Atelier Ed.2016), “L’amore al tempo dell’integrazione” ( PoetiKanten Edizioni 2016), “Inchiostri d’autore” (Spazio Tadini, concorso “La couleur d’un poème”, Milano 2016), “Terra di Virgilio 2016” (Gilgamesh Edizioni 2016), “Repertorio di arte e poesia” (Ursini Edizioni, Accademia dei Bronzi 2016), “Treni – antologia proustiana” (La Recherche 2016), “Novecento – mai più. Verso il realismo terminale” con la prefazione di Guido Oldani a cura di Diana Battaggia e Salvatore Contessini (La Vita Felice Edizioni 2016), “Parole d’amore” (Ursini Edizioni 2017), “Storia contemporanea in versi. Poeti di ieri e di oggi (Agemina Edizioni 2017), “Nuovi poeti ermetici” (2017). Numerose  pubblicazioni su varie riviste tra cui “La voix catolique” (Parigi 2014),  “L’inchiesta “, rivista “Orizzonti”, “Liburni Arte e Cultura” ( CTL Centro Tipografico Livornese), la rivista di letteratura “Euterpe” a cura di Lorenzo Spurio, “La Recherche “, “Bibbia d’asfalto”.  E-book vari  “Il canto del ciliegio”, “L’urlo dei versi”, “Le briciole del tempo” (Antologica Atelier 2014), “Incompiuto”, “Entre toi et moi” (la silloge in lingua francese, I.T.K Edizioni 2015), “Visioni d’autore – scatti fotografici” (I.T.K. Edizioni 2016). Pubblicazioni  su vari blog letterari  “L’antro della poesia”, “I Rumori dell’anima”,  “Il sentiero poetico “, “Words Social Forum”,  “LiberArti”, “La cultura al femminile”, “Alessandria Post” e “I cittadini prima di tutto” di Pier Carlo Lava, “Poetry Dream” di Antonio Spagnuolo, Partecipiamo.it. Su WordPress conduce una rubrica culturale dal titolo “I dieci passi con…” . Ha curato numerose antologie tematiche tra cui “Mai più” (dedicata al Giorno della Memoria), “Oltre il male” (dedicata ai malati terminali, ai sopravvissuti e agli scomparsi precocemente, testimonianze e ricordi, pubblicata con il patrocinio del Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos di Milano, la presentazione ha avuto luogo durante la rassegna internazionale letteraria BookCity di Milano, novembre 2016), di recente insieme al critico letterario Lorenzo Spurio la pubblicazione dell’antologia “Non uccidere.  Caino e  Abele dei nostri giorni” (contro la violenza sulle donne, la discriminazione e ogni piaga della società contemporanea). Impegnata nel sociale con numerose pubblicazioni di cui il ricavato è devoluto in beneficenza. Socia dell’Associazione Artistica Culturale Autori e Amici di Marzia Carocci. Ideatrice e co-fondatrice del Gruppo per la Diffusione della Cultura e dell’Arte “Valchiria”, fondatrice e redattrice del blog culturale “Verso – Spazio Letterario Indipendente”. Corrispondente ufficiale nella sezione arte e cultura sul portale internazionale “Polacchi in Italia – Polacy we Włoszech”.
Sito ufficiale:
Sito web del “Verseggiando sotto gli astri di Milano”: 
Blog culturale: 
Izabella mi ha chiesto di scrivere una breve impressione sulla sua nuovissima silloge poetica, di cui parla nel video, ed io molto volentieri mi sono prestata. Non sono così brava a descrivere le emozioni che ho provato durante la lettura, di certo le poesie di Kostka mi hanno svelato ciò che il suo cuore sente.

Impressioni sulle poesie di Izabella Teresa Kostka raccolte in: 
SI DISSOLVONO LE ORME SU QUALSIASI TERRA

 Le composizioni poetiche, nate dall’anima sensibile della poetessa, non vanno lette velocemente, poiché offrono spunti di meditazione che toccano nel profondo. Leggendo la prefazione di Mariateresa Bocca, mi chiedo quali altre parole potrei aggiungere, su quanto ella ha egregiamente sviscerato, ma ci provo.
In STARO’ ALLA TERRA COME LA NEVE, l’autrice parla di sé, e della speranza che vorrebbe diffondere all’umanità.
Con SANGUE DI EVA si rivolge alle donne che hanno subito violenza, e si evince la sua sofferenza, che esalta nella chiusa: Non c’è più pace su questa Terra impregnata di dolore e di sangue di Eva.
L’autrice si rivolge a MARIA, che fu straziata dal dolore per la crocifissione del Figlio, con queste parole: “Benedetta tu sia nel materno dolore!”.  E, quasi il seguito della precedente, nei versi Il CUORE, conclude: “Il cuore agonizza al buio, distante da ogni chiasso, avvolto nella sindone dell’orfano lenzuolo”.
SULLE SPONDE DEL MARE, mi ha particolarmente colpito: si incontra Amore che porta per mano Affetto.
E chiede RACCONTAMI di te, e la vita racconterà di noi al tempo del vespero, mentre svaniremo come fiocchi di neve gennaiola.
OGGI, che Izabella ha dedicato alla sua amatissima madre, tra gli altri versi, mi hanno toccato questi: “due donne provate dallo stesso destino, due guerriere sopravvissute all’assenza del padre.
MANTRA: e fiorisco, ora, sulla terra straniera, tra i versi sparsi e sempre diversi (...) “TI venero, Speranza!”.
QUANDO MORIRAI...”moriranno gli occhi miei, come una rondine caduta a terra”.
MI ABITUERO’ AD AVERTI ACCANTO chiude con “Svaniranno le aurore coperte da una sindone di oblio”.
SVANIRO’ ...E svanirò nel candore della fresca brina...
L’ULTIMA SBORNIA: T’insegnerò la vita, agonizzando silente dall’ultima sbornia.
SAPESSIMO SOLTANTO...ove porta quell’inquieto tragitto chiamato Vita.
MEMENTO...sepolcri guardiani dell’eterna mancanza.
Non ho inteso tracciare un elenco di titoli e versi estrapolati dalle liriche dell’autrice, senza che avessero un senso logico.  Questo mi ha aiutato a penetrare nel profondo l’intensa umanità della Kostka, laddove una profonda malinconia conduce il suo pensiero alla morte, a quel destino cui tutti, prima o poi, tendiamo. Ma, intanto, viviamo, e nella nostra esistenza, tocchiamo con mano il dolore. Izabella lo descrive in molteplici modi: la violenza perpetrata sulle donne ma anche per causa delle guerre, degli abbandoni che lacerano il cuore.
Ne ho assaporato lo struggimento che avvolge l’anima dell’artista, l’ho fatto mio, e ancor più ne sono ammirata, poiché non è facile, con scarni versi, descrivere un mondo interiore.
Le liriche dell’autrice non seguono i canoni classici della poetica: metrica o rime, credo vadano affiancate ai poemi prosastici di Baudelaire, che contengono musicalità e forza dirompente. Mi piacerebbe definirle “urla soffocate” che echeggiano nel grembo della Speranza.
Danila Oppio
Questa breve sintesi, ora si trova pubblicata anche nel sito dell'autrice, di cui al link qui sotto.

domenica 25 giugno 2017

LA BARBA DI DIOGENE N. 3 Articolo di Tommaso Mondelli e Danila Oppio




In questo numero, oltre ai molti articoli di grande interesse, è stato pubblicato anche un testo scritto a due mani da Tommaso Mondelli e Danila Oppio, che si trova a pag. 10 della rivista. Qui sotto il link per sfogliarla tutta.




























giovedì 15 giugno 2017

Bio-bibliografia di SALVO FIGURA


Con vero piacere pubblico quanto riguarda il dottore e scrittore Salvo Figura.


Intervista a Salvo Andrea Figura





Nato nel '51 a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa, Salvo Figura è medico anestesista rianimatore. Ha pubblicato: "Eravamo Corinzi: Storia romanzata della fondazione di Akrai" per "La Biblioteca di Babele", e “Pubblicità subliminale”, insieme a "Storia della Scoperta della D(h)emocrazia" e, per Delos Book, tre racconti nelle antologie "365 racconti horror per un anno"  "365 racconti per la fine del mondo" e “365 Storie d’amore”. Ha collaborato con la rivista Writers Magazine Italia e con i giornali "Ondaiblea.it", "Rosebud.com", "Il Corriere degli Iblei" e "Il Dialogo". Selezionato al concorso Giallo Mondadori-Radio24 con il racconto "Asparago siculo" (Gennaio 2013) e sempre per i Gialli Mondadori (3077) "La neve di Piazza del Campo". Premiato al XXX e XXXI Premio Lilt di Parma per Medici scrittori, e al Premio Nazionale di narrativa AlberoAndronico di Roma IV e V edizione. Selezionato per l’Antologia “Terre di confine - Medici senza frontiere”. È stato selezionatore in pregiuria al “XXXIX Premio Gran Giallo Città di Cattolica 2012”. Si è classificato finalista al premio Alberto Tedeschi, riservato ai giallisti.
Gestisce un suo personale blog:




Ha frequentato un corso di scrittura tenuto da Franco Forte.

Ma la sua avventura letteraria non finisce qui. Per questa ragione, desidero aggiungere altri due link, che riguardano Mondadori Store e Amazon, sui quali potrete, se lo desiderate, ordinare sia la versione e-book che quella cartacea. 
La produzione bibliografica del dottor Figura appare molto vasta, e non si limita ai soli libri, poiché ha scritto racconti che ha pubblicato in vari siti. Lascio ai lettori il piacere di scoprire la scrittura del validissimo e prolifico autore. 


 














ANTOLOGIA BRONTËANA VI a cura della professoressa Maddalena De Leo


Un mio racconto è contenuto nella presente antologia: 



Ho partecipato con il seguente testo:
Branwell Brontë
 
Io, Patrick Branwell Brontë apparii sulla scena terrena il 26 giugno 1817 e la abbandonai il 24 settembre 1848. Fui un pittore e scrittore inglese, unico figlio maschio della famiglia Brontë  e fratello delle scrittrici Charlotte, Emily e Anne. Ero il quarto dei sei figli di   Patrick Brontë (1777-1861) e di sua moglie Maria (1783-1821).  
Nacqui a Thornton, nei pressi di Bradford, Western Riding of Yorkshire, e mi trasferii in seguito, con la famiglia, a   Haworh, quando mio padre fu nominato alla curazia perpetua nel 1821. Fui rigorosamente istruito in casa da mio padre, e condivisi gran parte del talento creativo con le mie sorelle, ottenendo qualche soddisfazione per le mie poesie e traduzioni dai classici. Alla deriva tra posti di lavoro precari, mi mantenni dipingendo ritratti, divenendo però dipendente da droga e alcolici che - aggravato moralmente anche da una mia fallita relazione con una donna sposata - mi condussero a prematura morte.
Vi racconto qualcosa della mia vita, in modo più dettagliato.
Mentre quattro delle mie cinque sorelle furono inviate presso il collegio di Cowan Bridgeio fui educato a casa, come dicevo, da mio padre, che m’istruì con una formazione classica. Elizabeth Gaskell, biografa di Charlotte, scrivendo riguardo ai miei studi riferì: "amici del signor Brontë gli consigliarono di mandare suo figlio a scuola ma, ricordando la forza di volontà propria dei giovani, e il modo in cui la impiegavano, pensò fosse bene, per Branwell, rimanere in casa, certo che egli stesso avrebbe potuto istruirlo nel modo migliore”.  Le mie due sorelle maggiori morirono, poco prima del mio ottavo compleanno, nel 1825, e la loro perdita, mi colpì nel profondo. Fin da piccolo, amai la lettura, e fui particolarmente affezionato alla “Noctes Ambrosianae”, dialoghi letterari che pubblicai nel "Branwell's Blackwood's Magazine”.
Rivestii il ruolo di leadership con Charlotte, in una serie di giochi di fantasia, che noi fratelli scrivemmo e mettemmo in pratica, e che titolammo “Young Men”. Erano personaggi creati su un gruppo di soldatini di legno. I giochi si evolsero in un’intricata saga, ambientata in Africa occidentale, nella fantastica confederazione di GlasstownDal 1834, collaborai, gareggiando con mia sorella Charlotte, nel descrivere un altro mondo immaginario, Angria.   Questi scritti impressionarono per la portata del loro virtuosismo, ma ammetto che furono anche ripetitivi rispetto ai contributi di Charlotte. A undici anni, nel gennaio 1829, iniziai a produrre la rivista citata poc'anzi, che comprendeva le mie poesie, opere teatrali, critiche, storie e dialoghi.  A differenza delle mie sorelle, non fui preparato per una carriera specifica.  Nel mio unico vero tentativo di trovare lavoro, alla morte di James Hogg, scrittore di Blackwood, a soli diciotto anni, mi feci coraggio e scrissi alla rivista, proponendo me stesso quale sostituto.  Tra il 1835 e il 1842 scrissi ben sei volte al Blackwood's Magazine, inviando poesie e offrendo i miei servizi, esprimendomi però con tono arrogante. Lo so, sbagliai, ma quel modo faceva parte del mio carattere. Le mie lettere rimasero, ovviamente, inevase. Iniziai a frequentare compagnie maschili nei pub a Haworth, e nel febbraio 1836 mi unii alla loggia massonica delle Tre Grazie.
Da giovane, seguii un corso di pittura presso il ritrattista William Robinson.  Nel 1834, a soli diciassette anni, dipinsi un ritratto che raffigurava le mie tre sorelle. Inclusi la mia stessa immagine ma, insoddisfatto del risultato, e preso da un eccesso d’ira, come spesso mi accadeva, decisi di rimuoverla. Questo quadro è oggi una delle immagini più famose e preziose delle mie sorelle, e si può ammirare nella National Portrait Gallery. 
Nel 1835 scrissi una lettera alla Royal Academy of Arts, chiedendone l’ammissione. Biografi precedenti segnalarono un mio trasferimento a Londra, per studiare pittura, ma smisi rapidamente il corso, a causa delle eccessive spese sostenute per l’acquisto di bevande alcoliche. Altri biografi hanno ipotizzato che ero troppo intimidito dall’idea di presentarmi all'Accademia. Li lascio credere a ciò che vogliono, non posso certo modificare il loro pensiero. Solo io ero a conoscenza dei miei problemi esistenziali. Scrivevo agli amici quel che mi frullava per il capo, e che volevano sentirsi dire da me, e non scordate che spesso vaneggiavo, tra i fumi dell’alcol il consumo di oppiacei, i quali alteravano il mio carattere. Nascondevo le mie sofferenze morali, dimostrandomi spensierato. Anche le mie attività lavorative subivano gli sbalzi d’umore causati dall’uso di sostanze nocive, e il motivo per cui le assumevo, era noto a me solo.
 Studi più recenti presumono che io non abbia mai inviato alcuna lettera, o addirittura non mi si sia mai recato a Londra. E’ mai possibile che la gente desiderasse analizzare ogni mia mossa? Saranno pur stati fatti miei o no?
Secondo Francis Leyland, amico mio e futuro biografo di famiglia, il mio primo lavoro fu di usciere presso una scuola di Halifax. Di certo, lavorai come ritrattista a Bradford negli anni 1838 e 1839, anche se alcuni dei miei dipinti, per esempio quello della mia padrona di casa, la signora Kirby, e un ritratto di Emily, dimostravano il mio talento sia nelle caricature, quanto nello stile classico. Purtroppo altri ritratti non li portai mai a termine, deludendo chi li aveva commissionati. Ritornai così Haworth, indebitato, nel 1839. 
Con mio padre, ripassai i classici, in vista di un futuro impiego come insegnante. Nei primi giorni del gennaio 1840, a Broughton-in-Furness, iniziai la mia occupazione presso la famiglia di Robert Postlethwaite. Durante quel periodo, scrissi alcune lettere ai miei amici del pub di Haworth, che riferirono poi, sul contenuto delle stesse, che offrivo "un quadro vivido del suo scabroso umorismo, della millanteria, e del bisogno di essere accettato in un mondo di uomini". Avrebbero potuto evitare di denigrarmi in tal modo, se fossero stati dei veri amici! Secondo il mio solito stile, diedi via al lavoro, dopo una colossale bevuta in Kendal.
Nel corso di tale attività, continuai la mia opera letteraria, che comprese l'invio di poesie e traduzioni a Thomas De Quincey e Hartley Coleridge, dove entrambi vissero, nel Distretto di Lake. Su invito di Coleridge, mi recai a casa del poeta, il quale m’incoraggiò a proseguire le traduzioni delle Odi di Orazio. Nel giugno 1840 inviai le traduzioni a Coleridge, nonostante fossi stato licenziato daPostlethwaites.  Secondo la biografia di Juliet Barker, dovrei aver generato un figlio illegittimo durante il tempo trascorso in città, ma altri sospettarono che fui iostesso a far circolare questa voce, forse per vantare la mia virilità.  Li lasciai dire…
Coleridge iniziò col scrivere una lettera incoraggiante circa la qualità delle mie traduzioni, nel novembre-dicembre 1840, ma non la terminò. Come si venne a sapere questo fatto, è un mistero, tenuto conto che non la ricevetti mai, non essendo stata spedita dal mittente!  Nel mese di ottobre 1840, mi trasferii nei pressi di Halifax, dove avevo molti amici, tra cui lo scultore James Leyland Bentley e Francesco Grundy.  Ottenni un lavoro presso la ferrovia Manchester e Leeds, inizialmente come 'assistente archivista responsabile' alla stazione diSowerby Bridge, percependo £75 l’anno (a pagamento trimestrale).  In seguito, il 1° aprile 1841, fui promosso a 'impiegato in carica' presso la stazione ferroviariaLuddendenfoot, dove il mio stipendio fu portato a £ 130.  Nel 1842 fui licenziato a causa di un deficit nei conti di £11.08. Questo importo fu probabilmente rubato da Watson, il portiere, che mi aveva momentaneamente sostituito quando, tanto per non smentirmi, mi recai a bere nel vicino pub. Il mio licenziamento fu attribuito più per incompetenza, che per il furto. La somma mancante fu detratta, ovviamente, dal mio stipendio. 
Francis Leyland, ricordandomi in quel periodo, mi descrisse così: "Piuttosto sotto la media statura, ma dall’aspetto raffinato, apparenza di gentiluomo, e di modi graziosi. Di bella carnagione, e fini i suoi lineamenti. La bocca e il mento ben modellati. Il naso prominente e del tipo romano. Gli occhi brillano e ballano di gioia.Il suo volto ovale, d’irresistibile fascino, suscita l'ammirazione di chi lo osserva”:
Altri ne hanno stesa di me una descrizione meno lusinghiera, come "quasi insignificante e piccolo uomo" e con "una massa di capelli rossi che portava spazzolata in alto sulla fronte - forse per aiutare a farlo apparire più alto - i piccoli occhi da furetto, infossati e ulteriormente nascosti dagli occhiali che non toglieva mai”.
Questo, a dimostrazione che ognuno ha il suo personale senso della bellezza o il proprio modo di valutare le persone.
Nel gennaio 1843, dopo nove mesi a Haworth, assunsi un altro posto di lavoro, come tutore a Thorp Green, offrendo lezioni individuali al giovane figlio del reverendo Edmund Robinson.  Mia sorella Anne fu a sua volta insegnante in quella casa, dal maggio 1840. Com’ero solito, in un primo momento le cose andarono bene, così riferì Charlotte nel gennaio 1843, sostenendo che noi fratelli fummo“meravigliosamente valutati nel loro lavoro”.
Durante i trenta mesi di servizio, mantenni corrispondenza con alcuni vecchi amici, riferendo della mia crescente infatuazione per la moglie di Robinson, Lydia, nata Gisborne, una raffinata e affascinante signora, di quasi quindici anni più anziana di me.  Scrissi a uno dei miei amici, dimostratosi poi inaffidabile, che "la mia signora è dannatamente troppo affezionata a me" e gli inviai una ciocca dei suoi capelli, che era rimasta, durante la notte, sul mio cuscino. Nel luglio 1845 fui licenziato.  Secondo Gaskell, ricevetti una lettera con la quale lei mi respingeva duramente, facendomi intendere che i miei atteggiamenti erano stati scoperti e, pena di rendere pubblica la faccenda, mi fu ordinato di interrompere, immediatamente e per sempre, tutti i contatti con ogni membro della famiglia. Diverse spiegazioni furono date su tale argomento, comprese vere e proprie indebite congetture, riguardo a mie relazioni inappropriate con la figlia o il figlio di Robinson, oppure che la causa fosse da addebitare al non aver soddisfatto le attese dei datori di lavoro. La spiegazione più plausibile potrebbe essere quella che lo stesso speravo, cioè che la relazione con la signora Lydia sfociasse in un matrimonio, dopo la morte del marito. Per diversi mesi dal mio licenziamento, ricevetti regolarmente piccole somme di denaro da Thorpe Green, inviate dalla stessa signora Robinson, presumibilmente per dissuadermi dal ricattare il mio ex datore di lavoro. 
Tornai presso la mia famiglia alla canonica di Haworth , dove cercai un altro lavoro, scrissi poesie e tentai di utilizzare il materiale  di Angria per un libro intitolato “ And the Weary are at Rest” (E gli stanchi sono a riposo).
Durante il 1840, molte delle mie poesie furono pubblicate in giornali locali con il nome di Northangerland, facendo di me il primo dei Brontë a ottenere l’edizione delle proprie opere.  Ben presto però, dopo la morte del signor Robinson, la vedova chiarì che non intendeva sposarmi, e tale rifiuto, si sostenne malignamente, mi avrebbe condotto all’alcolismo cronico. Fui dedito inoltre agli oppiacei e affogai nei debiti. Le lettere di Charlotte, da quel momento, attestarono che fu molto irritata dal mio comportamento, Nel gennaio del 1847 scrissi al mio amico Leyland, a proposito della facile esistenza nella quale speravo: "Vorrei cercare di farmi un nome nel mondo dei posteri, senza essere tempestato da piccole ma innumerevoli preoccupazioni".  Il mio comportamento diventò sempre più impossibile e imbarazzante per la famiglia, lo ammetto. Riuscì a incendiare il mio letto, forse a causa di una candela lasciata accesa la notte, o da una sigaretta che non spensi, non ricordo, dopo di che, mio padre decise di dormire con me, per la sicurezza della famiglia.  Verso la fine della mia vita inviai un biglietto a un amico, chiedendogli"Cinque pence (5d) di Gin". Non ricordo se fossi stato informato che nel 1847 furono editi i romanzi d'esordio delle mie tre sorelle. 
Il 24 settembre 1848 morii nella Canonica di Haworth, presumibilmente a causa della tubercolosi, aggravata da delirium tremens, causato dall'alcolismo e, in aggiunta dalla dipendenza dal laudano e oppio, nonostante che la causa del mio decesso fosse stata certificata, nell’atto di morte, quale " bronchite cronica - marasma ". (Omesse di proposito le altre cause della mia morte, affinché, rendendo pubblici i miei eccessi, non colpissero maggiormente la famiglia.), Nella biografia di Charlotte, Elizabeth Gaskell racconta di un testimone oculare, il quale affermava che io, volendo dimostrare la potenza della volontà umana, decisi di morire in piedi, e quando iniziai l'ultima agonia, insistetti per assumere la posizione ritta. Il 28 settembre 1848 fui sepolto nella tomba di famiglia. Mia sorella Emily morì di tubercolosi il 19 dicembre dello stesso anno e Anne, il 29 maggio 1849, nella città balneare di Scarborough. L'ultima sorella sopravvissuta, Charlotte, sposò nel 1854 il reverendo Arthur Bell Nichols, curato di Haworth. Morì il marzo dell’anno successivo, a causa di complicazioni sopravvenute durante la gravidanza. Quest’anno, 2017, sono trascorsi due secoli dalla mia nascita ed io, con la mia famiglia, uniti per l’eternità.
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A mio avvisoBranwellcircondato fin da piccolo della sola compagnia femminile, come in un gineceo, e privo di quella del suo stesso sesso - a parte la presenza del padre - rimase isolato in un mondo a se stante, soprattutto per non aver potuto frequentare compagni di scuola, con cui confrontarsi. Ascoltando quel che racconta in questa sua biografia, ritengo che molte affermazioni del giovane Branwell fossero inventate di sana pianta, per farsi vanto agli occhi degli amici, e che anche quella sua infatuazione per la signora Robinson, fosse stata da lui gonfiata, per darsi un tono con i compagni di bevute nei pub (non lo fanno tuttora molti giovani timidi?) o per mascherare – forse - una sua inclinazione omossesuale. Non dimentichiamo che nel periodo storico in cui visse, in Inghilterra vigeva il puritanesimo vittoriano, perciò determinati argomenti e situazioni erano considerati tabù. Ma questo, tutto sommato, è poco rilevante, le mie sono semplici supposizioni. Ciò che importa, riguarda le opere, che hanno lasciato le traccia del suo passaggio, che tanto auspicava in quella lettera all’amico, nel desiderare di farsi un nome da lasciare ai posteri. Quel che ci ha trasmesso, di più notevole, è sicuramente l’esecuzione di quel ritratto delle sue sorelle, nel quale appariva lui stesso e che, sfortunatamente, rimosse. Circolano foto attribuibili alla metà dell’ottocento, e qualcuno ritiene che ritraggano le tre sorelle Brontë, ma resta il dubbio che si tratti veramente di loro, essendo la tecnica fotografica agli albori, e inimmaginabile che sia arrivata fino a Haworh. Raffrontando il ritratto e la fotografia, non intravedo alcuna rassomiglianza tra le figure femminili della foto e quelle ritratte da Branwell. Non va trascurata l'eventualità che, da fratello affezionato, abbia voluto migliorare l'aspetto delle Brontë, ritraendole con gli occhi dell'amore. Tutto è ancora da verificare. A prescindere dalle varie interpretazioni sulla vita del personaggio, dobbiamo essergli grati per averci tramandato i volti delle sue sorelle e addolorati per la sua fragilità, che lo spinse all'abuso di sostanze tossiche, paragonabile a un lento suicidio. Se oggi lo ricordiamo, e se qualche biografo si è speso per scrivere della sua vita, a mio parere, dipese dall'essere consanguineo delle più celebri sorelle Brontë.  Ritengo inoltre che i biografi più attendibili fossero coloro che lo descrissero come un personaggio inaffidabile, poiché la sua pessima reputazione disonorò il nome dei  Brontë, impedendo al padre l’apertura d’una scuola, presso la canonica di Haworth.
I suoi tentativi artistici non ottennero molti consensi poiché, a causa della sua irrequietezza, non portò a termine molti dei suoi lavori. Sospetto, ma è solo un mio pensiero, che sarebbe caduto nel pozzo della dimenticanza, se non si fosse chiamato Brontë.
Danila Oppio