benvenuti

Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

lunedì 30 maggio 2016

IRIS di Danila Oppio


Iris
Su di un arcobaleno
 Discese l’Iris Dea
Dell’Olimpo messaggera
E alla Terra un segno lasciò
Che splendida idea!
Così, d’un fiore superbo
D’azzurro indaco vestito
Il sole rapito, s’innamorò


Danila Oppio

venerdì 27 maggio 2016

Scriviamo un'altra storia - antologia in cui è presente anche un racconto di Edi Morini

Ti comunico con affetto che ho vinto un premio letterario. Il racconto, "Le streghe bruciano ancora" è inserito in un'antologia che viene venduta in totale favore delle associazioni che dovrebbero (!!) tutelare le donne. Tra cui Svolta Donna di Pinerolo.


Al Salone del Libro...c'ero anch'io. Sono coautrice entusiasta di " Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore".

Giovedì 12 maggio il Salone Internazionale del Libro al Lingotto ha spalancato trionfalmente i suoi battenti per accogliere una folla entusiasta, coloratissima, composta da persone di ogni età. 

Nello Spazio Incontri del Padiglione Uno, la ditta Equilibra, specializzata in cosmesi e benessere a livello internazionale, in sintonia con parecchie realtà socialmente attive, ha presentato ufficialmente l'antologia "Scriviamo un'altra storia" delle Edizioni Albatros, stampato nell'ambito del Progetto Sociale "Essere Donna" che da anni contraddistingue questo marchio.

Un commovente affresco corale composto da fotografie, ricordi, testimonianze scaturite sia dall'impegno di personaggi famosi come Tarah Gandhi Bhattacharjee, Johan Galtung, Alessandro & Sonia Del Piero, Maurizio Costanzo, Dante Maffia, Giorgio Pasotti, Mirca Viola, Maria Rita Parsi, Lucia De Cristofaro, Simone Amato, Giuliana Ferraz, che dalla creatività di ventidue Autrici e Autori arrivati da varie Regioni d'Italia.
Il ricavato della vendita del libro, distribuito sia nelle librerie che on line, viene totalmente devoluto a cinque associazioni che hanno il delicato compito di tutelare le donne in difficoltà: Non da Sola onlus di Reggio Emilia, la Casa Rifugio Zefiro di Ancona, il Lumicino di Firenze, Svolta Donna di Pinerolo (To) e Gruppo R-Gruppo Polis di Padova.
Luminosa in sala la stupenda Miss Italia Alice Sabatini, che sa coniugare con innata maestria  impegno quotidiano in favore dei meno fortunati, intelligenza, stile e bellezza.
 Sul palco, si è distinta per entusiasmo Patrizia Mirigliani, che ci ha ricordato come il noto concorso di bellezza sia ora accessibile alle mamme e alle donne curvy per promuovere una mentalità nuova, basata sul rispetto.  Patrizia ha ribadito la ferma volontà del gruppo di conciliare  l'estetica con la buona salute, il bon ton, la prevenzione e la cultura. La famiglia Mirigliani promuove: Talking Stalking, contro lo stalking in sintonia con Codacons e i laboratori sartoriali nelle carceri femminili.
Tra i relatori: il primo cittadino torinese Piero Fassino; Maria Zuccarelli, leader di Equilibra; la dottoressa Rosanna Lambertucci; Elvia Grazi, la scrittrice che ci ha offerto "Lasciami contare le stelle", destinato a diventare un film; Adriano Fiore.
L'iniziativa ha riscosso pieno successo e la sala era gremita di vincitrici, famigliari e fans.
Hanno vinto il premio letterario solidale: Loredana Abati, Elisabetta Alborghetti, Laura Bagarella, Laura Barutta, Mario Bonicelli, Elisabetta Bozzoli, Maria Pia Braglia, Silvia Cavalca, Grazia Cavazzoli, Silvia Consoli, Maricla Di Dio, Giovanna Fidone, Laura Landini, Samantha Mammarella, Giorgia Messina, Giulia Micheli, Silvia Mirrione, Edi Morini, Maria Cristina Nori, Simonetta Pagnotti, Antonella Renda, Silvestra Sbarbaro.

Potrete acquistare l'antologia a questo link:


Edi Morini

In ricordo di Claudia Bertramino - di Edi Morini


 Se puoi ospitare il ricordo di Claudia in uno dei tuoi blog, Ti ringrazio molto. Era un'amica storica: nella foto, la terza seduta da destra.

 Claudia Bertramino ha concluso, dopo lunghe sofferenze, la sua breve, laboriosa esistenza terrena, a soli 54 anni. Una vita scandita da scelte coraggiose, testimoniate a caro prezzo molto prima che giungessero leggi tardive a siglarne la legittimità. Scelte difficili in un piccolo paese e in una società meno evoluta di quanto voglia apparire.
 Cara Claudia, nello splendido mese delle rose sei sbocciata in Paradiso, per sempre al sicuro, avvolta e cullata, protetta dall'eterno abbraccio di Dio e dall'affetto dei tuoi genitori, che hai certo ritrovato nella Luce che non tramonta.
 Ricorderemo sempre con lacerante nostalgia la tua allegria, il tuo altruismo, l'entusiasmo e la dedizione di cui eri capace quando ti donavi agli altri. Il tuo amore per i sofferenti, a cui hai dedicato un'intera vita di lavoro, era pari a quello per gli animali, che soccorrevi e adottavi in ogni occasione.
Hai sempre lavorato nel settore dell'assistenza domiciliare come oss. Prima presso il foyer in Borgata Serre di Angrogna (To), da quando avevi sedici anni. Poi con una cooperativa di Torre Pellice, infine nel territorio di Pianezza. Ti sei occupata con pazienza e tenerezza di bambini in difficoltà, malati terminali, persone alle prese con fragilità e dipendenze. Lo hai fatto senza risparmiarti, lasciandoti coinvolgere fino in fondo da ogni dramma, ascoltando e consolando. Assorbendo la sofferenza che vedevi ogni giorno.
Ti piaceva cantare e recitare e hai partecipato attivamente alla quotidianità della comunità protestante a cui appartenevi. Eri fiera di essere valdese.
Amavi la tua bella casa alla Garsinera (Angrogna), popolata di mici, cani e asinelli, ma anche i bei viaggi, la buona tavola, le  comitive spensierate, la musica di Gianna Nannini ("Pia come la canto io!" ci è rimasta nel cuore), il mare, la Toscana e i libri.  Eri una donna sensibile, totalmente anticonformista, intelligente, ospitale, schietta, generosa, un'ottima cuoca e una zia insuperabile per i tuoi nipoti.
Arrivederci, Claudia, grazie dell'amore che hai saputo dimostrare ai meno amabili con discrezione e umiltà.
" Patiremo sete del nostro vino e rimpiangeremo la tua fragranza. Dove sei fuggito, sole che nascesti nella prima delle nostre primavere, dove ? Non farai più ritorno ? Non sarà più con noi il tuo gelsomino, non rivedremo il tuo ciclamino ai lati della strada, non verrà più ad annunciarci che anche noi abbiamo radici profonde nella terra e che il nostro respiro sale senza fine verso il cielo ? Visiterai nell'ora del tuo amore le desolate vie dei nostri sogni ?" (Kahlil Gibran)

Edi Morini, Via Parri 5, 10066 Torre Pellice (To)

domenica 22 maggio 2016

In quella spiaggia


Ho scivolato sentieri
di onde marine
dove l'allegria dei bambini
saliva al cielo 
come musica di angeli.

Ho aperto ombrelloni
su alghe dell'infanzia
quando farfalle
urlavano la loro levità
al vento di maestrale.

Ho calpestato ciottoli
di pietra millenaria
mentre gabbiani felici
occupavano il mio sguardo
verso l'infinito orizzonte.

Ho rivisto ahimè!
la mia piccola e vecchissima
casa delle vacanze
in cima a una collina
fatta di sabbia d'argento
e mi sono fermato

inutilmente.

Gavino Puggioni
da Nelle falesie dell'anima

venerdì 20 maggio 2016

L'effimero di lei



L'ho trovata ancora nel limbo
dei ricordi toccando fragili promesse
aggrovigliate a scanzonate parole
d'amore.

Non ho resistito all'effimero di quel viaggio
disegnandomi angoli di vita
su ali di nuvole apparse
all'improvviso.

Ho respirato a lungo
quell'aria del nulla
protetta da due corpi di sabbia
precipitati nel vento.

E il cielo con me
come quadro dipinto nel futuro
con un solo sentiero a condurre
anime disperate.

Ai margini sogni e desideri
sospinti da astronavi in cerca
di un porto dove far attraccare
i resti di noi poveri umani.

Gavino Puggioni
Da Nelle falesie dell'anima

giovedì 19 maggio 2016

Poesia ruffiana

Adesso ti vorrei su di me
Ti avvolgo, è capogiro
L’Universo rotea con te
Galassia d’amore e poesia
Che mi porta via
Negli spazi sterminati del cielo

Un’intensa passione
I nostri sensi travolge,
E la mente sconvolge
Senza remissione.

D’improvviso sei su di me
A volo d’angelo mi prendi
Apro impaziente le braccia
 Ti stringo impetuosa
Ogni volta mi sorprendi
Seppur siamo una sola cosa

Sei una poesia ruffiana
E a volte un po’ puttana,
Strizzata per l’occasione
In abito di pelle umana
Seducente intrigante
E’ forse un’impressione?

Sei pari a un vulcano
Dalla forza dirompente
Che erutta lapilli e lava
Creando un gran baccano
Dentro la mia mente.

Lascati andare piano,
Sai che ti attendo
E non sto mentendo.
Siamo cotti, sfiniti, fatti
Come avessimo inalato
Bianca polvere di coca
Invece d’aver bevuto
 Un solo bicchiere di Cola
Dissetati da lei sola.

I versi son quasi terminati
Forse hai creduto,
Impudente e incuriosito
Che fosse poesia sensuale
Beh, hai compreso male!
Parlavo di noi due, che per davvero
Siamo Poesia e Pensiero
Galleggiando tra le onde
Di un mare di Fantasia
Mentre da un cd si diffonde
quella musica che è tua
 E anche, se mi concedi, un poco mia.

Danila Oppio
Inedita

Nada



Nada

En la noche en ayuno
D’amor y musica

Nada

El silencio y el frío
cayeron sobre nosotros

Nada

mientras que fuera
de la tormenta tronó

Nada

ninguna queja
de mi garganta seca

Nada

Me convertí en silencio
 y dejé de llorar

Nada

No valía la pena
sufrir para usted

Nada

Indiferente a mi dolor
Amor se agota


Danila Oppio
Inedita

mercoledì 18 maggio 2016

Questa esistenza


Avvolto nell'acqua della vita
ora che l'età s'erge
in scalini sempre più duri,
ora che la mente mia
sembra voglia scaricarsi
di figure, di fatti,
di dolori latenti
quasi sempre in agguato,

ora che il momento
di tanti momenti
sembra voglia trascinarmi
su lidi di serenità e pace

ora che...
ora mi fermo e a ritroso
rivedo quel fiume che mi ha bagnato

Le sue acque erano sporche
mentre il mio corpo è rimasto pulito.

Gavino Puggioni
Da Nelle falesie dell'anima

giovedì 12 maggio 2016

Vagando nella nebbia di Danila Oppio

Avevo partecipato alla IV Edizione del concorso Lettere a Letizia,  con il racconto Un vecchio quadro. A distanza di tempo sono stata contattata dall'Editore Calogero Vitale di Sanremo, perché uno dei premi relativi al concorso consisteva nella stampa gratuita di alcune copie di un quaderno, che avrebbe potuto raccogliere racconti o poesie. Ho deciso di scegliere la silloge, contenuta in venti poesie. Finalmente, dopo una serie di disguidi da parte dell'editore - la silloge avrebbe dovuto arrivarmi per la festa della donna, o almeno per Pasqua - ho oggi ricevuto il pacco contenente i quaderni della mia silloge poetica. 


Il concorso è ideato da Onde donneinmovimento;
ha il patrocinio del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta, del Comune di Caltanissetta, del Consorzio Universitario di Caltanissetta;
è realizzato con il sostegno di: AUSER-Circolo “ Letizia Colajanni, Coordinamento pari opportunità UIL Caltanissetta, Sindacato pensionati SPI- CGIL Caltanissetta, Gruppo di lettura Caltanissetta. 


Il titolo della silloge è  VAGANDO NELLA NEBBIA, l'immagine di copertina è un disegno da me realizzato appositamente.

La breve prefazione, per presentare le mie 20 composizioni poetiche, è la seguente:


Con gioia condivido questa mia nuova pubblicazione, e vi ripropongo il racconto che ha avuto come risultato il premio sopra descritto.

Un vecchio quadro
Un quadro.
Ecco cosa mancava sulla parete bianca, di una vita ormai agli sgoccioli. Nel quadro era inserita una vecchia fotografia di quella piazzetta, dal nome poco indicato per la grande metropoli di Milano: Mirabello. Chissà cosa c’è di bello da mirare, non lo so. E’ una piazza come tutte le altre, qualche albero striminzito, nel centro poche aiole e un vialetto che le taglia in mezzo. Qualche panchina per le persone anziane, e per noi giovani, che ci sedevamo a suonare la chitarra.
E’ un bel quadro, ma in bianco e nero, perché i colori si sono sbiaditi col tempo. Però ricordo, anche se ero un personaggio non dipinto nel quadro, che stavo lì a guardare, partecipavo in disparte. Osservavo.
Sulla piazza si affaccia un bar, avrà anche avuto un nome, ma noi lo chiamavamo “Dall’Oreste”. Era il nome del proprietario, un omone grosso e buono come una pagnotta. Si trattava di un bar senza pretese, non come quelli attuali, che curano l’arredamento, e preparano sfiziosi panini o drink. Se volevi riempire lo stomaco, pane e salame erano sempre a disposizione, come un toast farcito. Se volevi bere, non mancava nulla di quel che c’era, dai superalcolici all’aranciata, ai caffè e cappuccini con brioche sempre fresche.  Il locale era grande, a me pareva immenso: nel centro, due grandi tavoli da biliardo, in fondo, addossati alla parete, alcuni jukebox. Dei vecchi tavolini di legno e sedie, non proprio accoglienti, erano il resto dell’arredamento, oltre al banco del bar.
Pur essendo un locale così scalcagnato, era molto frequentato, da gente di ogni età e ceto sociale. Poco distante da quel bar, si trova “El Tombon de San Marc”, locale frequentato fin dall’ottocento dagli artisti squattrinati, pittori che pagavano la consumazione a suon di quadri e, un po’ più in là, all’angolo di Via Brera, c’è il Jamaica, altro bar frequentato dai soliti noti, studenti dell’Accademia, pittori, musicisti, e quegli scatenati che organizzavano gli scioperi del famoso “68.
Nel quartiere Brera, quelli erano i locali maggiormente frequentati ma, dall’Oreste, era un mondo tutto particolare.
La sera, ci si trovava per decidere dove andare, se al cinema o a ballare in qualche discoteca. Discutendo le varie proposte, riuscivamo a tirare così tardi, che alla fine non si andava da nessuna parte. Allora si giocava a boccette –io con la stecca non ci andavo d’accordo – e se riuscivo a fare filotto – saltavo come una matta, dando pacche sulle spalle a destra e a manca.
Alcune sere, però, i tavoli da biliardo erano intoccabili: arrivavano i fratelli Somaré, con Patrizia, non ho mai capito se fosse fidanzata con Sandro o con Guido, erano sempre insieme come i tre moschettieri! Patrizia era la figlia di Tonino, e nipote di Alberto Ascari, i campioni di automobilismo. I due fratelli, entrambi pittori, (Guido era definito il pittore del Jamaica),  erano più grandi di noi ragazzi di almeno una ventina d’anni, e ci toccava  soccombere alla loro arroganza, sentendosi importanti per essere figli di Enrico, celebre storico e critico della Pittura Italiana dell’ '800 e, per parte di madre, nipoti di Cesare e Guido Tallone, protagonisti della Scapigliatura e della Ritrattistica lombarda, a cavallo fra ‘800 e ‘900" sono stati testimoni di un’epoca fin dagli anni ’50. Hanno partecipato in prima persona al clima culturale che in quel periodo aveva il proprio centro attorno al leggendario “Bar Jamaica” e all’altrettanto celebre Galleria Milano, fondata per altro dagli stessi artisti nel 1964 assieme a Gianni Dova, Aldo Bergolli e Mario Rossello. Ma noi poco e nulla sapevamo allora di tutto questo.
La maggior soddisfazione avveniva quando Victor e Maurizio entravano nel bar, e con nonchalance dicevano ai moschettieri di smammare! Che soddisfazione vedere quei tipi con la puzza sotto il naso, e sacramentando nel classico birignao milanese, allontanarsi con la coda tra le gambe! Ma Victor e Maurizio non erano persone qualsiasi, erano quelli dell’Equipe 84 e nostri buoni amici. Fingevano di voler giocare una partita, e poi ci cedevano il biliardo!
In quel bar entrava, di tanto in tanto, Mariangela, che abitava con i genitori al piano di sopra, s’intratteneva con la sorella Anna, poi andava in teatro per le prove della commedia ‘L’inserzione” di Natalia Ginzburg. Mariangela aveva già quella voce profonda, da gran fumatrice senza aver mai fumato in vita sua.  Anna invece suonava la chitarra, componeva qualche canzone, ma aveva solo diciassette anni e due occhi verdi enormi, da far invidia a un ranocchio! Era molto carina e mia buona amica. Dopo che le sorelle Melato si furono stabilite definitivamente a Roma, ho sempre fatto visita alla loro mamma Lina, fino a qualche anno prima della sua morte.
Ma questo fa parte della cornice del quadro.
Dentro quel bar, non mancava mai Piper – non chiedetemi il suo vero nome, forse non l’ho mai saputo, un ragazzetto alto e secco, sempre insieme alla sua Ornella, che lo seguiva come un’ombra. Piper, così soprannominato perché fanatico di quella discoteca dove una certa Patty Pravo cantava quasi tutte le sere, purtroppo aveva un problema: fumava. Ma non Marlboro o Lucky Strike, fumava spinelli, e sempre di più, per cui era schizzato come non pochi!  Passava da uno stato di euforia, a quello colmo di nervosismo, e non sapevi mai quando era di luna buona. E’ scomparso anni fa, a soli trentanove anni. Aveva smesso di fumare, messo la testa a posto e sposato la sua Ornella che gli era a fianco fin da ragazzini.
 Ma anche questo, fa parte della cornice del quadro.
Franco si sedeva accanto ad Anna e me, sulla panchina del giardinetto, e suonavano la chitarra in perfetto sincronismo, cantando canzoni di Fabrizio De Andrè. Franco aveva una voce profonda, stile Elvis Presley, per intenderci, malgrado i suoi soli 16 anni. Suo fratello Massimo, invece, era già al secondo anno nella facoltà di “non ricordo più”, ma faticava a studiare. Non aveva problemi a dirci che andava avanti ad anfetamine e altre stupefacenti cose! Sosteneva che era l’unico modo per riuscire a studiare e passare almeno un esame.  Ma mi hanno detto che erano tutte palle, giusto per darsi un tono.
Ma anche questo fa parte della cornice del quadro.
Arrivava, nel pomeriggio del sabato o della domenica, un gruppo di ragazzi “bene”, allora si usava definire così quei figli di papà cui non mancava nulla: auto sportive di grossa cilindrata, abiti firmati, soldi in tasca, e una spocchia da far spavento. Con aria annoiata, di quelli cui basta un gesto per avere tutto, come quella pubblicità di un profumo maschile “per l’uomo che non deve chiedere mai”. Si sedevano al nostro tavolo, senza domandare se disturbavano, e chiedevano: che vogliamo fare stasera? Volete venire con noi a una festa? E poi si guardavano con sguardi d’intesa, certi di ottenere consensi: futuri giornalisti, futuri notai, futuri avvocati…attuali e futuri rompiballe!
Anna, Ornella, Loredana ed io li guardavamo di sottecchi e poi rispondevamo loro di non scocciare, che avevamo meglio da fare che perdere tempo con gente noiosa come loro! Credevano di far colpo con le loro auto di lusso, e tutto il resto? Oddio, erano anche dei bei ragazzi, su questo non ci pioveva, ma sapevamo che erano quelli che allungavano le mani, e che cambiavano ragazza con la stessa frequenza con cui cambiavano i calzini! E noi non intendevamo essere prese in giro da quei cascamorti!
Michele, notaio affermato, è stato colpito da infarto a cinquant’anni, dopo aver giocato a calcetto con gli amici. La figlia Federica, che gli somigliava come una goccia d’acqua, disperata per la morte del padre, ha accettato l’invito di un amico di famiglia, che l’ha portata col suo aereo privato in Amazzonia, per distrarla un po’. Sono precipitati. Lei aveva solo ventotto anni, ed erano trascorsi pochi mesi dalla morte del padre.
E anche questo fa parte della cornice del quadro.
C’era un ragazzo, Alberto, che quando mi vedeva, s’illuminava d’immenso. A diciott’anni ero magra e bionda, e in un certo qual modo potevo rassomigliare a Nicoletta Strambelli, per la quale, come tutti i ragazzi dell’epoca, andava pazzo. Già da lontano lo sentivo gridare: sta arrivando Patty Pravo! Ed infatti, a  bordo del mio Ciao, stavo per raggiungere il bar.
Non volevo storie con nessuno, mi piaceva la compagnia di tutti, stavo bene con le mie amiche e con i loro amici, mi piaceva incontrare qualche pittore di una certa notorietà, come Gianni Dova, o Franco Pedrina, lo scultore Luciano Minguzzi, i fratelli Somaré e altri ancora, noti o ancora sconosciuti. E qualche cantante, come quelli dell’Equipe 84, ma preferivo Anna, che aveva davanti una bella carriera non solo in campo musicale.
Una sera, un ragazzo di colore era seduto a un tavolo del bar, e piangeva come una fontana. Gli abbiamo chiesto cosa fosse successo, all’epoca non c’erano vu cumpra’, o gli extracomunitari. Se a Milano s’incontravano stranieri, di norma erano regolari. Ci ha spiegato che aveva scoperto di essere stato adottato, da genitori italiani, bianchi! Ma ragazzo mio, avresti dovuto saperlo che non era possibile tu fossi uscito nero, da una coppia di genitori bianchi! L’ingenuità di quel ragazzo ci ha intenerito e gli abbiamo spiegato che se è stato desiderato dai suoi genitori adottivi, è sicuramente amato quanto un figlio generato naturalmente.
I giorni trascorrevano felici, dall’Oreste, le amicizie si rinsaldavano, ma io non ero dentro quel quadro: non ho mai veramente legato con qualcuno in particolare: stavo in mezzo a loro, condividevo musica, discorsi, uscite, passeggiate, film e concerti, ma era come se fungessi da spettatore. Quella vita non mi apparteneva, io ne avevo un’altra. Il bar di Oreste non esiste più, morto il gestore, morì per inedia anche quel simpatico locale.
Anch’io facevo parte della cornice del quadro.
Il quadro è talmente sbiadito, che penso di conservare la cornice, per inserirvi altri momenti, mentre la foto di gruppo la porto in soffitta, tra le ragnatele dei ricordi. E scendo di sotto,
Quanta biancheria da stirare! Accendo la radio perché mi faccia compagnia. Ne sgorga una ballata di De André ed è subito flashback! Vedo Franco e Anna, seduti su di una panchina di Piazza Mirabello. Suonano la chitarra e stanno eseguendo proprio questa canzone. La voce del ragazzo è profonda e, in barba ai suoi soli diciassette anni – gli stessi di Anna – ricorda quella di Fabrizio.
All’ombra dell’ultimo sole
S’ era assopito un pescatore…
La memoria torna indietro come un boomerang, di decine d’anni. Era il ’68, tempo di contestazioni giovanili, e non solo. I miei amici suonavano bene, avevano una bella voce, un vero piacere ascoltarli.
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Molti rimpiangono la gioventù passata, come avessero perso qualcosa che non si può recuperare, con nostalgica malinconia. Io no. Sono felice di avere gli anni che ho, e una vita vissuta pienamente. A quell’età post-adolescenziale si hanno idee fumose, progetti a volte assurdi e tanta, tanta paura del futuro.
Ci si chiede: come sarà? Sarò felice? Si sbobinano film mentali a volte cupi, oppure surreali. Ipotizziamo la vita che si dipanerà davanti a noi, simile a una strada che ci condurrà in nessun posto o colma di sogni irrealizzabili.
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Il futuro potrebbe anche rivelarsi un assassino che uccide i nostri sogni giovanili. Quegli occhi grandi da bambino si potrebbero spalancare su un orizzonte sereno, su panorami di straordinaria bellezza…perché no?
Due occhi enormi di paura
Erano gli specchi di un’avventura
Giusto, la vita è un’avventura, dalla nascita, ciascun giorno della nostra esistenza potrebbe essere vissuto passivamente, oppure affrontato con grinta ed entusiasmo. Basta volerlo! Resta comunque un’affascinante incognita.
E chiese al vecchio dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame
E chiese al vecchio dammi il vino
Ho sete e sono un assassino
Anche noi ci trasformiamo in assassini, se sciupiamo il nostro tempo in gesti parole e pensieri che non hanno un fine utile né a noi, né agli altri. Non occorre uccidere qualcuno per macchiarsi di gravi pecche, è sufficiente gettare alle ortiche i giorni. Giorni che rendiamo vuoti, come una lattina di birra bevuta d’un fiato e lanciata tra i rifiuti. A volte penso di aver buttato via troppo tempo, da giovane. E allora perché una canzone non mi porta a ricordare, come i migliori anni, quelli della mia giovinezza, ma mi fa riflettere sul presente? Perché si deve forzatamente credere che gli anni migliori fossero quelli in cui avevamo pochi anni e poca esperienza? De André continua:
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva ho sete e ho fame
E brava Anna! Ha scelto una canzone che, pur in tempi di rivoluzione culturale, contiene un ottimo insegnamento. Non fermiamoci in superficie, scaviamo ne profondo: qual è la primaria necessità dell’uomo? Vivere!
E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore
Ho vissuto, il pescatore rappresenta la mia vita trascorsa, il sole deve ancora tramontare davanti ai miei occhi. Gli anni migliori della mia vita sono questi che sto vivendo. Ma se lo avessi dovuto dichiarare decine d’anni fa, avrei asserito lo stesso concetto. E’ l’attimo presente la parte migliore della nostra vita.
Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
E’ già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile.*
E all’ombra dei ricordi, cavolini di Bruxelles, sono riuscita a bruciacchiare la camicia che stavo stirando!
 *O di Piazza Mirabello a Milano. Anna vive a Roma, e ha raccolto consensi nella sua vita artistica. Il suo cognome è Melato, come la sorella Mariangela, splendida e indimenticata attrice, scomparsa l’11 gennaio 2013. Questo racconto è a loro dedicato, con grande affetto.

Danila Oppio