benvenuti

Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

venerdì 30 gennaio 2015

Tutto e nulla


Acchiappavo orchidee
in un lago gelato
ferito da stralci di fulmini
in festa

Sentivo profumi
di altra vita
scivolando tra cancelli
blindati dal pensiero umano

Urla, rumori, giganti di paura
mascherati da agnelli innocenti
mi trascinavano in albe di fuoco
affacciate sulla terra devastata

Spingevo il corpo in quell'altrove
dove immaginavo una natura diversa
da questa, oltraggiata,
senza l'acqua dell'amore

Ma la marea nera opulenta
violenta e prepotente
indeboliva sempre più gli argini
dove poveri astanti aspettavano nuova luce

Nel delirio non trovavo forze
solo debolezze e lamenti
che il cielo controllava
e con ansia cercava nuvole

per oscurare quel male
umano, civile e incontrastato
quello che produce, da solo, 
la forza del nulla
e del suo esatto contrario.

Gavino Puggioni
Da Nelle falesie dell'anima

martedì 27 gennaio 2015

Buchenwald (Il bosco di faggi)

Per non dimenticare: il giorno della Memoria



Ci  fa male la vita qui a Buchenwald, umili figure cenciose accarezzate dal buio
vergognosi della fame, delle miserie dell’anima
il dolore del cuore  che si fonde con quello del corpo straziato
la mente  che si frantuma come pietra sbriciolata
erranti nel groviglio di un io che non è più

dormiamo ammucchiati nella neve qui a Buchenwald oltre il recinto di filo spinato
i calci dei fucili  che penetrano la pelle come vomeri d’aratro
e accanto al faggio,il camino, che vomita vampe rosse verso il cielo
il denso fumo della nera signora

le scarpe hanno i lacci di filo di ferro qui a Buchenwald , le suole di legno
la mitraglia sporge oltre il parapetto
ed i carnefici sono inclini alla pinguedine, le guance flosce
gli occhi sgranati di odio dentro le montature nere degli occhiali

e così stanchi, affamati, senza tregua,  l’orecchio teso da animali atterriti
le strisce rosse delle torture che si allargano, si gonfiamo
si spaccano nel sangue che scorre
aspettiamo l’appello della sera,poi la notte, tristi carovane senza stelle
in queste macerie di mondo sconvolto .

Non cantano gli usignoli qui a Buchenwald
ed i sogni  non hanno il colore dell’elicriso
la morte è un rullo di tamburo e la vita ha un lungo profilo nel suo lento passare
qui tra l’orrore e le ombre di Buchenwald.

Tiziana Monari

sabato 24 gennaio 2015

Azan e la spada di Ditylan di Maristella Angeli

Cara Danila,
ecco, in allegato,  la recensione al mio secondo romanzo fantasy!
Azan e la spada di Dityan
romanzo fantasy di Maristella Angeli

Sezione: Narrativa
Autori: Maristella Angeli
Pagine: 268
Prezzo € 15,00
Casa Editrice Antipodes
in copertina “Strade di luce” di Maristella Angeli
2014 - ISBN 9788896926451- brossura
Potete leggere le prime dodici pagine e acquistare il romanzo:


Recensione a “Azan e la spada di Dityan”
di Maristella Angeli.

“La luce è vita, è speranza, è tocco divino che illumina le menti”.
Così Maristella Angeli scrive alla fine del suo romanzo, e se, letta all’inizio, questa frase potrà lasciarci perplessi, dopo che avremo finito di leggere il libro, ne apprezzeremo senz’altro il senso.
Scritto con cura, maestria e uno stile particolarmente avvincente, “Azan e la spada di Dityan” è un romanzo fantasy straordinario, che dona molto più di quanto a prima vista possa far credere.
Nell’universo sconfinato dei romanzi del genere, la storia di Azan, eroina senza tempo, principessa del popolo degli Eggar, non ha davvero eguali. Basta scorrere in calce la lista dettagliata dei nomi, personaggi, situazioni, eventi, invenzioni fantasiose e geniali con cui l’autrice fa un sunto a nostro uso e consumo, per renderci conto dell’impegno, la convinzione, la ricerca e l’approfondimento con cui la storia è stata congegnata. Sapiente è anche la conoscenza delle tecniche di combattimento medioevali con cui i personaggi arrivano a scontrarsi e le strategie difensive di mura e castelli. E non sarà semplice battaglia a colpi di spade, lance, asce, frecce, o solo cruenta forza fisica a prevalere, non ci saranno soltanto i soliti guerrieri, eroici soldati senza paura che combattono strenuamente, ci vorrà anche l’intelligente uso di pratiche magiche, l’astuzia, la scacchistica previsione delle mosse del nemico, e soprattutto la fiducia in se stessi, nella proprie capacità e in quelle di tutto un popolo, unito per la salvezza. Fin dalle prime pagine ci si immerge subito in un mondo sconosciuto (per chi non abbia letto il romanzo precedente) popolato da personaggi affascinanti e ben studiati, che siano terrificanti mostri dotati di poteri sovrannaturali, infinitamente crudeli, o di altri fiabeschi e leggeri, capaci di amore e tenera dolcezza d’animo. Un mondo descritto nei minimi particolari da cui saremo inesorabilmente attratti, finendo per partecipare in prima persona all’avvincente avventura di Azan e dei suoi amici contro le terribili forze del male. Demoni infernali, creature spaventose, perfide streghe, e potenti messaggeri di morte a cui si contrapporranno gli Eggar, gli elfi della luce e i loro alleati.
Mia è la mano che non deve uccidere, mio è l’amore del popolo Eggar!”
Di nuovo assisteremo alle imprese di Azan con la sua spada magica Acrum, sempre spalleggiata dal principe Urban, contro gli orchi, la strega Frida, e l’Hankou, terrificante principe delle tenebre, ma stavolta l’evento più importante sarà la nascita della figlia di Azan, la principessa Azira, che subito dimostrerà di essere degna del suo ruolo. Accanto a lei ci sarà Dityan con la sua nuova spada.
Quando un orco verrà colpito al cuore sembrerà morire, ma non sarà così: regredirà fino a tornare neonato e magari si succhierà il pollice come fanno normalmente molti neonati. Perché ancora una volta nel fantasy di Maristella Angeli l’unico a rimanere ucciso veramente sarà il male che c’è nei personaggi, questa la trovata geniale dell’autrice. Ma tornando alla nascita di Azira sarà emozionante il momento del parto, realisticamente descritto. Il vento tiepido cullerà l’aria e sotto l’occhio attento di Madre Terra, che farà sbocciare fiori bianchi sull’albero di melo, accanto ad un caldo e rassicurante fuoco acceso nascerà Azira, il cui nome significa “colei che splende, emanando arcobaleni di luce che respingeranno ogni tipo di maleficio”.Sarà pura poesia quindi e noi parteciperemo all’evento, a quell’apoteosi di vita, di luce, di gioia e d’amore cui si contrapporranno il buio, l’odio feroce e la morte portata dai mostruosi esseri infernali usciti dalle profondità della Terra. Ci sarà spazio anche per apprezzare il profondo sentimento che permea il mondo degli Eggar, la serena consapevolezza della loro immortalità, assisteremo ancora una volta alla loro convivialità, alle danze, musiche e ai riti con cui questo popolo incredibile ama sentirsi unito e telepaticamente in contatto. Gioia contro la tristezza quindi e noi resteremo incollati al libro fino alla fine, perché Frida e i suoi accoliti non molleranno tanto presto e sarà pura commozione quando l’avremo finito e gratitudine all’autrice per averci fatto sognare mentre lo leggevamo.
L’unica cosa veramente difficile alla fine sarà tornare alle nostre quotidiane occupazioni e usciremo controvoglia dal mondo di Azan, facendo  fatica a riprendere ciò che avevamo lasciato.

                                                                                                              Sandro Orlandi

venerdì 23 gennaio 2015

UN SALUTO


Finito
un altro calendario
chiamalo diario
viario
oppure calvario
straordinario
sempre vario
anche se serio
e utilitario

Altro anno finito
consumato
divorato
non sarai pentito
di altro cammino
superato
vissuto
forse sciupato.

E adesso?
nella nostra memoria
vita e morte di tanti
guerre sempre perdute
mai necessarie
dette importanti
suppliche ai santi
diavoli compresi

alluvioni
amori e delusioni
e tradimenti
senza parole
senza storia
neppure pentimenti.

Di tutto è successo
ed ora altra attesa
speranza vana
di vita ancora offesa
come quel bambino
nella savana
della sua esistenza
dove regna incurante
ed eterna
la nostra indifferenza

Gavino Puggioni

dicembre 2014 inedita





giovedì 22 gennaio 2015

Risvegli


Mi risveglio 
e un fruscio di parole
non dette
invade la mia stanza
sa di amore e di speranza
trattengo il respiro
stringo la penna
provo a farla scrivere

e il foglio s'accartoccia

Mi risveglio
in un mare di sentimenti
ormai vagabondi
vanno senza una meta
la rupe è alta
la volontà è assente

e si fa sera

Mi risveglio
credendo di ascoltare
voci
tendo le corde dell'anima
nell'immensità del mio nulla
nel mondo
sento solo urla e pianti
in questa terra

e il Creato sopra di noi

Mi risveglio
e si, sono in compagnia
del mio passato
che conosco a memoria
il domani
è dietro a quella porta

chiusa.

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'anima

sabato 17 gennaio 2015

Orme


Orme difformi
mi vengono incontro
trapassate da fili d'erba
in un campo sdraiato
ai piedi della terra

Ne tocco le ombre
e il corpo s'inchina
nella speranza di ritrovare
quelle perdute
di un tempo che fu dentro di me

Assaporo presenze e assenze
mentre il freddo traccia
scintille di ricordi
nuvole di memoria
e di emozioni

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'Anima

giovedì 8 gennaio 2015

Scia d'amore

Tramonto all'Argentiera

Una corsa senza ostacoli
un fiume lento
innamorato di una clessidra
adagiata ai suoi argini

La luna in uno specchio
d'anima
a proteggere colui che calca
cose terrene affaticato

Ansia d'uomini
afflitti dallo scorrere della vita
sentieri nebulosi intricati
come il labirinto di Minosse

Voci di cataclismi
cantati da angeli disperati
in un giardino di fiori finti
creati da un apologeta

L'immensità di un cielo
sopra anime disilluse
quando il sole
s'affonda nel mio mare

E poi finalmente
s'accende la scia d'amore

Gavino Puggioni

Da Nelle Falesie dell'anima