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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

domenica 30 novembre 2014

Lettera al giornale

Leggo quanto ha dichiarato Gavino Sanna a proposito dei Giganti di Mont'e Prama, su La Nuova del 7 c.m., e ne sono, sinceramente e a dir poco, sconcertato.
Da lui, che conosco fin da ragazzino, non mi aspettavo quel “Portiamoli subito all'Expo”, semmai il contrario, parlando da Sardo vero.
Apro e chiudo una parentesi. 
I Bronzi di Riace, che non sono di pietra, da Reggio Calabria, non si muovono, per mille motivi, oltre a quelli sulla loro sicurezza.
I Giganti di Mont' Prama sono di pietra millenaria, delicatissimi quanto bellissimi e perché mai dovrebbero andare in mostra all'Expo 2015 di Milano?
Per farli vedere al mondo? perché l'unica ragione sarebbe questa!
Allora, che il mondo (si fa per dire) venga in Sardegna, al Museo di Cabras, appena sarà totalmente pronto e questa si che mi pare una buona ragione perché si promuova, finalmente, una nuova stagione di turismo altamente culturale presso i nostri lidi!
Mai, in quella specie di fiera che sarà una lunga sequela di cose orride come la sua costruzione sta dimostrando! ( Vedi pagine di cronaca giudiziaria per gli addetti a quei lavori!).

Tornando ai nostri Giganti, Gavino Sanna deve saperlo, essi non sono giocattoli da trasporto ma sono opere raffigurative della nostra Isola e, di certo, possono rappresentarla degnamente se, anche qui, non si presentasse la longa manus dei nostri politicanti che ne trarrebbero i soliti benefici elettorali, portandoli a destra e a manca.

Queste sculture, e dico sempre nostre, devono riposare e farsi ammirare a casa propria. 
Chi vorrà vederle venga in Sardegna, magari si metta in fila, paghi giustamente il biglietto e dopo...e dopo, secondo me, andrà via soddisfatto di quanto ha visto e sempre più innamorato di questo lembo di terra mediterranea, ora, e da tempo, bistrattata da biscazzieri e affaristi, travestiti da operatori turistici. Ahimè!

Gavino Puggioni
Il 9 di novembre del 2014


Riprendo il mio modesto discorso, pubblicato nelle “lettere” de La Nuova Sardegna del 14 novembre 2014, per tornare sulla “storia” dei Giganti di Mont'è Prama.
Questa loro storia, credo, è ormai quasi nota. 
Io ne avevo letto le prime e anche le ultime notizie.
Le prime sono documentate dal professor Giovanni Lilliu, dal professsor Carlo Tronchetti e dal professor Massimo Pittau i quali, nei loro libri, ne hanno parlato diffusamente, cercando di farci capire chi erano, chi rappresentavano, dando loro un riferimento, non del tutto assodato, che li collocava come protettori e difensori del Sardus Pater, da sempre divinità primordiale dei Sardi e della quale ne riferiva, ancora prima, il geografo e matematico Claudio Tolomeo (III 3,5).
( Queste notizie appaiono su “ IL Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama , di Massimo Pittau – Editrice EDES – Sassari - 2009 ).

Mentre le seconde, a partire da questa estate, con la ripresa degli scavi, sono attuali, quasi di giornata, grazie al professor Zucca, della Soprintendenza Regionale di Cagliari, e a tutti i suoi collaboratori. E non è ancora finita!

Ma il momento più bello, artisticamente parlando, è stato quando, qualche anno fa, noi cittadini di Sassari e non solo, siamo stati invitati a vedere quelle statue presso il Centro di restauro della Soprintendenza Archeologica della Sardegna, ubicato nel rione Li Punti, alla periferia della città.
Una lunga fila di “curiosi”, compreso me, ma una volta dentro quei corridoi, illuminati a dovere, l'attesa e la stessa curiosità si sono trasformate in un altra atmosfera, direi magica se non fantastica, seppure di fantastico non v'era alcunchè, solo realtà.
Occhi sgranati e stupefatti, attenzione, un susseguirsi di emozioni, qualche esclamazione sotto tono, nessun commento, insomma! stavamo leggendo, tutti noi, un altro pezzo importante della nostra storia millenaria.
Quelle statue erano lì, ci guardavano, pareva volessero parlarci dei nostri antenati, a noi che di loro non avevamo conoscenza, mentre ora si proponevano in tutto il loro splendore, quasi a chiederci scusa per essersi presentati così in ritardo.
Cresceva in me, in noi, un nuovo amore accostato alla meraviglia, intimo, per quella visone (non alterata!) molto uguale se non maggiore, all’emozione che provai allora, appena diciottenne, quando, guidato da chi ne sapeva più di me, varcai la soglia del nuraghe di Barumini e poi di Torralba e via via tutti gli altri.
E quell'amore ora è cresciuto, si è rafforzato, viaggiando e osservando, nella nostra Isola, tutto ciò che i così detti Nuragici ci avevano lasciato, come eredità, e noi dovremmo esserne, oltre che fieri, fedeli conservatori e custodi, costi quel che costi..
La sontuosità, le bellezza, l'imponenza dei Giganti di Mont'è Prama, forse, sono e saranno pagine nuove per conoscere il modus vivendi di quei tempi, quando tutto e il tutto era regolato e dalle leggi della Natura e da quelle degli uomini e delle donne che da essa traevano benefici per regolare, nel bene e nel male, le loro vite.
Dentro quegli sguardi immobili, la fierezza di un popolo, il rispetto dell'essere, e da quella scia, arcana e umana, io mi lasciavo prendere e in essa mi confondevo, felice di aver trovato e ritrovato  ciò che, prima di me e di noi, aveva lasciato tracce incancellabili di civiltà nella nostra terra.


Questo, il mio preambolo, inteso come emozione, intima e personale, per riallacciarmi a quella mia lettera al giornale locale, dove si parlava di un probabile viaggio di questi “signori” verso l'Expo 2015 di Milano.
Non sappiamo cosa ne pensi il Presidente Pigliaru, non sappiamo se, dietro a tale proposta, ci siano interessi altri, ma niente leggo dei nostri politici regionali, alcuni dei quali si stanno glorificando perché si dice siano stati loro a bloccare la vendita all'asta de “La Dea Madre”, presso la Galleria  Christie's di New York.
A me risulta tutto il contrario e supportato soprattutto dall'intervento del professor Marcello Madau, della Soprintendenza di Sassari e da alcuni amici che hanno seguito l'evolversi della faccenda.

Ma per finire, io vorrei chiedere a tutti i Sardi che amano la propria terra di far sentire la loro voce, alta e schietta.
I Giganti di Mont'è Prama devono rimanere in Sardegna, a Cabras, nella penisola del Sinis.
Chi li vuol vedere prenda una barca, noleggi un gabbiano, si affidi a Eolo e....

Gavino Puggioni
29 novembre 2014













sabato 29 novembre 2014

Mostra Personale di Carla Colombo: Identità Cromatica


CARLA COLOMBO E LA SUA MOSTRA “IDENTITA’ CROMATICA”
Aprirà  sabato 6 dicembre e durerà fino al 11 gennaio la terza tappa della mostra personale dell’artista imbersaghese Carla Colombo dal titolo “Identità cromatica” che vedrà l’esposizione di numerose opere ad olio eseguite principalmente con la tecnica della spatola, presso il centro florovivaistico La Gardenia  di Imbersago – Via Provinciale per un  ormai consolidato appuntamento di fine anno.
La mostra  che seguirà gli orari dell’apertura del centro  praticamente con orari continuati vedrà le opere inserite nel contesto di un’ avvolgente  atmosfera natalizia con il   rosso delle stelle di natale e i numerosi colori vivaci dei  ciclamini.  Colori nei colori dunque per questa ulteriore tappa che ha decretato ancora una volta un ennesimo successo di consensi e di visite con  precedenti esposizioni per l’arte dell’artista imbersaghese.
E come dice parte della recensione del dott. R.  Aracri “ …. con la sua raffinata eleganza e la sua grande passione per la pittura, trasfonde nelle sue tele tutta la cultura della sua terra e  restituisce nei suoi quadri una interiorità poetica attraverso atmosfere emotive più che paesaggi e soggetti, usando il colore come mezzo di espressione e come linguaggio del suo stato interiore. La sua pittura è emozione, ritmo, musica; essa è un inconscio e un mistero , realtà e sogno.” avremo modo ancora una volta  di condividere emozioni a colori.

Per eventuali informazioni potete visitare il sito www.artecarla, oppure telef. al n. 039 9920760 

giovedì 27 novembre 2014

Spazi vuoti

Dipinto di Toyomi Nara

L'oggi e il domani
al riparo da serre senza fiori
rivoli di sabbia arsa da fuochi spenti
bizzarria di sguardi felici
oscurati da ombre di dubbi

Sentieri di bambini soli
scivolati in questa vita
dipinta sulla terra
a colori smaglianti
irreali, stupiti di esistere
ancorati alle radici di un albero
mai cresciuto

Atmosfere surreali sopra colline di ghiaccio

Ecco quegli spazi vuoti
dov'erano amore e sentimenti
sostituiti da civile ignoranza
da odio e da indifferenza
verso sé stessi
verso l'uomo che ora è solo
solo con la sua carne

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'Anima

martedì 25 novembre 2014

Il mondo è una zattera!

Ciao Angie! Carlo ed io le abbiamo appena “assaggiate” insieme, Le frittelle del Papa, e mi ha detto di dirti che è una parabola molto bella! Pensa, ha usato proprio questo termine, pur non avendogli mai accennato che l'avevi a suo tempo tu stessa definita così! 
Si complimenta con te, e a me spiace solo che non sia stata pubblicata su Youtube, per poterla inserire, recitata, nei vari blog!
Dani

Diamo tempo al tempo, Dani. Dentro di me ho sempre saputo che in qualche modo le Frittelle sarebbero arrivate al Papa. Ci avevo provato personalmente, scrivendo a non so quale vescovo che sembrava persona molto aperta e anche portando il bel segnalibro alle Edizioni Paoline e poi avevo chiesto anche a te di aiutarmi, ricordi?, con le tue conoscenze carmelitane. Ma non è successo nulla. Forse perché non c'era il Papa giusto e i suoi si uniformavano come pecore grigie al Pontefice in carica.
Qualcuno scrisse "C'è una stagione per ogni cosa e un tempo per tutto, sotto i cieli". E adesso è il tempo che Carlo è tornato a casa. Guarda che 'tornare a casa' è un'espressione meravigliosa perché significa sapere che esiste un posto per noi dove saremo accolti e non saremo stranieri ma di famiglia. Questo è forse il grande compito che abbiamo tutti in questo inizio secolo.
E a questo proposito ti allego il pezzo che ho pubblicato sul blog di Renata (SENZAFINE) in settembre-ottobre.
Leggilo con Carlo, per favore, vorrei sapere cosa ne pensate.
Theodore Gericault : la zattera delle Meduse
Ciao, a più tardi se vuoi.
Angie                          

Zattera

Ormai, siamo tutti su una zattera.
La stessa zattera, anche se talvolta sembra grande come un continente e talvolta piccola come è la nostra casa.
Tutta la Terra è un’unica terra, come se la deriva dei continenti li avesse di nuovo riuniti tutti insieme.
C’è il mare tutto attorno a noi e da lui arrivano le grida dei migranti sulle loro zattere microscopiche ansiose di sbarcare su un’altra terra che non c’è.
Intendo migranti poveri e migranti ricchi. I primi cercano solo la salvezza, i secondi cercano la salvezza nella ricchezza.
Due diversi modi di fotografare il fenomeno mettono in evidenza il destino in piccolo e il destino in grande.
Ma la zattera è una.
E’ venuto il tempo di sentirlo.
Che la Terra è una, una sola. Unica. Per tutti.
Non ci sono più zattere che navigano lontano, ognuna proteggendo la propria cultura e il proprio aspetto.
Ognuna è sbarcata dall’altra.
Il viaggio è arrivato al suo termine.
Cioè, finalmente, al suo principio. 
(Angela Fabbri, 22 settembre 2014)    

Zattera  2  (La Vendetta?)
Se alla fine tutto andrà storto, ci si rifiuterà di capire, non verrà ridata dignità agli umili senza i quali la comunità non tiene, resteranno 3-4 persone sulla zattera e tutti gli altri a mollo intorno…
Immagine che, oltre ai film coi buoni e i cattivi nel finale di giustizia è fatta, evoca un bel po’ dell’ Inferno di Dante illustrato da Gustave Doré.
Personalmente preferisco cancellare l’immagine sciacquandola via e pensare che sia solo un brutto sogno.
 (Angela Fabbri, 29 ottobre 2014)
Il sogno sarebbe bello così!

Per mera curiosità. Angie, sono andata a vedere il nuovo blog di Renata. Ma non sapendo sotto quale etichetta ha pubblicato la tua zattera, ho pensato che fosse naufragata...ma per colpa mia, perché non la trovo.
Ho letto, ma il tuo pensiero è simile ad Armageddon, perché pare proprio che andrà a finire così, con una catastrofe mondiale! E Carlo in questi giorni è già catastrofico di suo, tanto è depresso e cerchiamo di distrarlo con discorsi leggeri, musica piacevole e nessun argomento che dia da pensare seriamente. Nella sua mente, il mondo, per quanto lo riguarda, è già finito. Si vede finito. Allora mi perdonerai se non farò leggere, almeno per il momento, questo tuo pezzo. 
Pare colmo di speranza, almeno nella seconda parte, credere che si tratti di un sogno, ma in fondo, volendo essere realisti, siamo davvero su una fragile zattera che rischia di essere spezzata e affondata dai marosi.
Ma quel discorso di "a casa" lo comprendo benissimo! E se hai ripreso in mano Il Paese di Fantasia, c'è quella tua poesia che ho riportato:

Altri cieli altri mondi
che finisce con :

Così ho perduto
le nuove strade. 
E i mondi si sono invecchiati
e ho provato
L'irresistibile voglia di tornare a casa.

(a pag, 70  e a pag, 71 Proseguo con la favola)

Perfetto, anche a Smilla è venuta l'irresistibile voglia di tornare a casa.Tornare nel Paese di Fantasia...

E si, hai ragione, Angie, avere una casa, e non intendo solo le mura domestiche, ma proprio le persone che ti fanno sentire "a casa" è un dono prezioso, e spesso neppure ci si fa caso. L'abitudine cancella la capacità di apprezzare chi si ha intorno, e non necessariamente devono essere consanguinei.  "A casa" si sta bene, quando ci si trova con persone che apprezzi, e che ami, e che vedi come una barriera difensiva contro l'indifferenza del mondo, l'egoismo e la falsità. 
Quando scrivo una email a qualcuno, se quel qualcuno è persona che sento davvero vicina, ecco, mi sento " a casa". In caso contrario, se sono costretta a scrivere a chi  mi è estraneo, mi sento in balia dei venti gelidi, non riparata dalla sicurezza di un affetto che mi dà calore e senso di protezione, per il fatto di sentirmi compresa nel più profondo.
Beh, in periodo di alluvioni, forse ho esondato anch'io con questa lunga email.
Tornando alla zattera, e rileggendola ancora una volta, credo che anche tu, come me, abbia un senso utopistico del mondo...purtroppo da sempre è diviso, dai tempi biblici della Genesi, quando Caino uccise il fratello Abele. Ed erano solo in due! Pensa te! Il mondo non riuscirà mai a diventare UNO, perché ci saranno sempre i contrari: ricchi e poveri, oppressori e oppressi, e i ricchi non mollano potere e denaro, per elargirlo equamente ai popoli in miseria. Per cui questi ultimi cercheranno scampo sul fragili zattere, e spesso naufragando miseramente, mentre gli altri se la ridono,  sui loro yacht di lusso,indifferenti e persuasi che così ci saranno meno bocche da sfamare. Cinica? No,amore, solo realista!
Ciao
Dani

Penso sia solo questione di cultura. Nessuno di noi ha mai esperimentato la pace e così a ognuno di noi viene solo in mente di fare la guerra. E, se non si è un governo o un mondo integralista di una qualche religione o gli affiliati di una setta (commerciale, mafiosa ...), si fa la guerra a chi ci sta vicino.
E possono essere davvero i vicini di casa, ma ancor più facilmente chi vive nella stessa casa con noi, o addirittura chi amiamo.
Senza guerra non c'è pace: che stupida frase! Ma comincia proprio quando due innamorati litigano e poi ridicono l'altrettanto stupida frase: è bello litigare perché poi  si fa pace.

Ora, poiché su una zattera ci siamo già e ci siamo tutti, poveri e ricchi (poveri e ricchi poi di cosa?), siamo noi che dobbiamo allargare la zattera fino a farla diventare un bastimento dove tutti potremo stare comodi e trasformare i focherelli accesi per scaldarci in luce elettrica e calore continuo: non è andato via così il progresso tecnologico?
C'è sempre del buono nelle invenzioni quando non si vuole per forza farne un ricavo.
E' solo questione di cultura. Che si costruisce con l'abitudine a un comportamento nuovo.
Poiché sono priva di questa cultura e sono sorretta solo dal buon senso, non so che altro dire, per ora. Sono disorientata, confusa, legata a quel pochino di benessere che ho conquistato con tanta fatica e insieme cerco di abituarmi a pensare che forse, di questo benessere di cui sono affezionata custode, dovrei fare un uso migliore.
Di una cosa sola sono certa: se mantengo il problema vivo in me giornalmente, mi entrerà dentro anche una nuova cultura un po' alla volta.
Angela
  Mi sento molto triste, sai Dani?, mentre ti scrivo quello che ti ho scritto poco fa. Ma mi sento anche
molto unita. Unita a te.

Amore mio! E non fraintendermi, Angie, Ti amo come una sorella, o forse di più, non so valutare i sentimenti...non si possono misurare! Non c'è una cultura nei sentimenti: sono selvaggi, e se non lo fossero, sarebbero finti, costruiti, e non sono cose per noi, soprattutto non lo sono per te, che ami la sincerità, la spontaneità e la verità.
Quello che mi hai scritto è molto bello, è una verità che tocca il cuore. Parlo anche della precedente, alla quale rispondo qui.
Emblematico il senso di
proprietà! Nessuna condivisione
neppure su un'isola deserta!
Tolstoj ha scritto Guerra e Pace ed è un classico della letteratura. Senza entrare nel contenuto, il solo titolo è un dato di fatto. Ma come l'hai descritta tu, quella pace che viene dopo un litigio o una guerra, la si apprezza solo in questo modo. Dopo una guerra, che sia una guerra personale tra due persone, che magari si amano intensamente, o tra popoli, solo dopo la tempesta, si gusta appieno il sereno. La stupidità  umana è non capire che si può vivere in pace, ogni giorno e, al tramonto, è meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto in pace, con me stessa e con gli altri".
Cultura? Nessuno è mai colto abbastanza, nessuno ha la sapienza perfetta. Tutti abbiamo ancora la facoltà di apprendere, di cercare, di scoprire cose nuove. Ma la tranquillità economica, quella che tu chiami "benessere", te la sei sudata con anni di lavoro, con viaggi da pendolare, e con la preoccupazione costante per la tua mamma, che non è poco. Penso che sia ciò che tutti dovrebbero ottenere, perché la pace viene anche dal non avere difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, o un tetto sopra la testa. Se tutto il mondo avesse di che vivere agiatamente, forse non ci sarebbero liti in famiglia, non ci sarebbero guerre per espropriare il territorio altrui. Non ci sarebbero zattere che portano disperati, quei pochi che arrivano vivi, in un altro Paese. 
E adesso ti chiedo, tutto questo che ci siamo scritte, vuoi che lo condividiamo con qualcun altro? 
 Ps.Ho detto a Carlo, a tavola, che tu avevi inviato un pezzo e desideravi anche il suo parere. Non gli ho fatto cenno del contenuto. Mi ha risposto: "io sono un sopravvissuto, non ho più risposte profonde da dare". Se non è triste questo, non so cos'altro potrebbe esserlo.
Ti abbraccio
Dani

Allora dirò di più: Che al tramonto, sia meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto, con me stessa e con gli altri". E questo accadrà quando la parola 'pace' sarà insita nel discorso di ogni giorno.
Questo intendevo, anche e soprattutto, per cultura. L'educazione, messa assieme fin da piccoli, a costruire.
E allora va bene, condividiamo. 
Riguardo a Carlo, anzi, per riguardo a Carlo, lasciamo i miei articoli al vento del web, dopotutto, una volta che li ho scritti, io non ci penso più. E scrivo altro. Quando sarò pronta scriverò qualcosa che commuoverà Carlo a tal punto da farlo tornare a guardare il mondo. Ma non so se potrò farlo.
 Angie

Sono d'accordo anche sulla tua appendice (non l'appendicite! ahahh), ovvero che ad ogni tramonto dobbiamo pensare di aver vissuto, di aver vissuto con e per noi stesse e con e per gli altri. Ho fatto una piccola aggiunta, ma la cosa più straordinaria è poter dire: oggi c'è stato qualcosa di migliore, per noi!  Vero? 
Si mandiamolo sul web, ma per non interrompere o lasciare spezzato il dialogo, devo giocoforza inserire anche la Zattera e la Zattera 2 altrimenti i nostri scambi di opinioni resterebbero un po' criptati.
Ti sto scrivendo, ma ti vedo, vedo te che porgi un dono (lo scudo) al tuo amico Marco (non dirmi che ho sbagliato nome!) e vedo un cielo meraviglioso, che hai fotografato dal tuo ritorno dopo essere stata all'ospedale. Mi chiederai come? Quando apro una email per te, mi si aprono anche queste due foto. piccole come francobolli, ma ti vedo! Ed è come averti vicina e parlarti direttamente.
Buona notte Angie!
Dani

AH!AH! Mi ha interrotto quello che è stato il mio grande amore, Mauro da Ravenna, con una email titolata,
guarda caso, "La zattera". Era in tema con stasera.
 Va bene. Tu metti su e poi domani avrò il grande piacere di leggere di nuovo una nostra collaborazione.
 Sono imbarazzata. Hai i miei santini uno di qua e uno di là dalla mail? Ma guarda che non sono il Papa, sono solo una Frittellaia (ma con la 'F' maiuscola),
Ciao e buona mattinata (vista l'ora)


Angie

domenica 23 novembre 2014

L'ELOGIO DEL NULLA

Il Nulla non esiste ma ne siamo circondati, tant'è che il suo creatore, per antonomasia, volere o non volere, è l'uomo che, di fatto, ha costruito il Tutto.
Ma forse e' una fesseria, quella che ho appena detto.

Dal 22 febbraio 2014, Renzi è il  63° presidente del consiglio dei ministri in 67 anni di Repubblica Costituzionale; vale a dire, purtroppo, che, mediamente, ogni anno virgola zero sei, c'è stato un nuovo premier, come si dice ormai, con un nuovo governo.
E' un record? Non lo so!
Ma di questo non ho voglia né tempo di fare cronaca che pure, alla fine, andrà nei libri di storia, tra 50 o 100 anni.
Da quella data, dunque, Renzi ci governa o, almeno, tenta di farlo, novello Capitan Fracassa (Theophile Gautier c'entra poco, ma...), aggrappato a quel carro di Tespi che pare si assomigli, da lontano, al nostro parlamento, dove deputati, senatori e loro estimatori, (la rima è involontaria), salgono e scendono, dicono la loro, sbraitano, urlano, minacciano e dopo…tacciono per convenienza, pensando ad un altro spettacolo, politico, possibilmente mediatico e twitterizzato, visto i tempi.
E da allora, ed è subito sera...pardon! è subito passato un anno che il nostro Presidente, quotidianamente,infarcisce i suoi discorsi di citazioni e motti, come faceva Il Pedante, in questa commedia sopra citata citando, appunto, il fatto che avverrà e incoraggiando all'applauso gli spettatori che ora siamo noi, poveri cristi costretti all'ascolto.
Di risultati, quel personaggio, ne otteneva e come! visto il successo dello spettacolo itinerante e assolutamente gratuito.

Ma qui ora, adesso, come ieri e avant'ieri, si fa per dire, di risultati economici e men che politici, nisba!, niente che possa dirci – ma una cosa è stata fatta?
Piccolo lapsus, piccola bugia, gli ottanta euri in busta paga ci sono, è vero, e anche a me è parsa una mossa elettoral-politica, ma tant'è! ci sono e, forse, ci rimarranno.
Un'altra cosa però, fatta o rifatta, risulta ed è quella della sottomissione totale al “governo” della UE, ben sapendo che questa non può permetterselo, il governo, pena lo sfascio degli europeisti ad oltranza.
Per cui il Presidente Renzi continua, fra una riunione e l'altra, a fare il giro del mondo (e ottanta giorni sono passati!), ospite di tutti i governi possibili e solo per dire che il governo italiano va bene, che sta attuando le riforme, strutturali, economiche e finanziarie, che ottiene successi e consenso, (e a quello popolare io credo poco), che sta per diventare leader  in Europa, che le sue industrie e i suoi commerci porteranno l'Italia fra le prime nazioni terracquee, che le sue istituzioni, quelle pubbliche soprattutto, verranno cambiate o modificate in meglio, risanate da certi personaggi,
che le banche nazionali non avranno bisogno degli euri BCE, che le nostre scuole saranno rifatte o aggiustate, che i lunghissimi processi penali e civili verranno almeno dimezzati, che deputati e senatori saranno anch'essi dimezzati, che l'Italia intera non abbia più a dire – politici ladri, in galera! anzi no, sul lastrico, alla gogna, disoccupati, cercatevi un lavoro e lavorate davvero!  mentre da nord a sud il nostro Paese sprofonda nella cacca, anche altrui, crolla dalle sue colline nelle strade, sopra i ponti e pure nei sottopassaggi dove l'acqua piovana (apolitica, naturale ma apocalittica) ha fatto tabula rasa di case, casette e ville con  fabbriche e capannoni ben appoggiati e allogati ad anse di fiumi o sopra  ruscelli tombati da pubbliche mani.

Tutto questo e altro ancora non dovrà più accadere, dice e dirà Renzi, e subito dopo ripartirà per un altro G8 e G20, Forum di questo o di quello, e chi più ne ha più ne inventa, tanto è diventato di moda questo turismo politico, pagato da noi cittadini!

Scusate, ho fatto un elenco di cose impossibili e possibili, di promesse che sanno di decenni e mai mantenute e, allora, mi sto chiedendo, ma lo chiedo al nostro Presidente del Consiglio, cosa è avvenuto, di nuovo, in questi ultimi nove mesi?
Ma la gravidanza non è finita? Il tempo sta passando e il o un neonato ancora non l'abbiamo visto!
Gli Italiani sono in ansia...politica, è un loro diritto e credo che facciano bene ad urlare
Fatti! Basta parole!


Gavino Puggioni
Il 22 di febbraio del 2014

Questo articolo è stato pubblicato stamane anche su Rosebud - Critica, Scrittura,Giornalismo online, al quale hanno fatto seguito i seguenti commenti.

Caro Sig. Gavino Puggioni, noi italiani siamo afflitti, forse da secoli, da una forma di strabismo culturale che ci induce a guardare la politica come la sorgente delle soluzioni. E’ come aspettare che sorga il sole, ma guardando nella direzione sbagliata, dove invece tramonta. La politica, nemmeno ingurgitando una intera fabbrica di viagra riuscirà ad ingravidare il sistema sociale italiano di produttività economica, se i coniugi: lavoratori e imprenditori, non solo dormono in letti separati, ma armati di “sindacalisti a serramanico” non si lasciano certo pregare ad accoltellarsi reciprocamente. E un così felice matrimonio dura da 67 anni. Aspettarsi gravidanze e parti di qualunque natura, dalla filosofia alla religione e passando per la politica e il mercato è pura illusione. La politica non può costringere lavoratori e imprenditori a dormire in un letto matrimoniale e ingravidare e partorire “produttività occupazionale ed economica”, fermando la catena inarrestabile degli aborti: fallimenti e disoccupazioni, a cui lavorano alacremente sindacalisti, esattori e banchieri. L’est della politica è l’economia. Solo da quella direzione può spuntare il sole, grazie ad un rapporto di reciproco rispetto fra lavoratori e padroni. Le inseminazioni artificiali culturali, politiche, sindacali, tributarie e finanziarie non possono che produrre aborti, feti morti, mai neonati vivi. La politica può solo invogliare i coniugi della produttività economica ad accoppiarsi, ma se sindacalisti, esattori e banchieri li preferiscono scoppiati e non accoppiati, la politica non può che arrendersi all’evidenza.
Saluti Franco Luceri


Interessante l’articolo di Puggioni, che ha fatto scaturire la risposta di Luceri, a tema, gravidanza e parti di neonati mai nati, o aborti…(il dubbio resta: provocati o naturali?). Forse viviamo in una costante illusione, in un’utopia irrealizzabile, ma se non si denunciano i misfatti politici o di natura economica, diamo davvero l’impressione di essere un popolo pecorone! Perché non dire chiaramente: “siamo stanchi, davvero sfiniti da questo malgoverno, dall’essere presi allegramente in giro, dandoci il contentino con quegli 80 euro in busta paga, che poi vengono tolti attraverso altri salassi? E il crollo non è solo economico, è soprattutto culturale. Non salvaguardiamo le nostre risorse artistiche, e tanto meno, quelle naturali. Se poi esondano fiumi, se smottano montagne, si dà la colpa alla natura, o al buco nell’ozono? Noi esseri umani, non ne abbiamo mai nessuna colpa? Ponzio Pilato insegna!
Danila Oppio
Signora Danila, con la politica criminale della peggiore qualità, i popoli hanno fatto per millenni cose oggi inimmaginabili, perché la costrizione fisica non toglie la libertà di pensiero. Poi è arrivata la legalissima politica democratica, e la formazione dei cervelli è passata dagli artigiani ai professori, dalla pratica alla teoria. Ecco perchè “il crollo non è solo economico, è soprattutto culturale” come dice lei. Anzi io direi è PRIMA DI TUTTO culturale. Ho cercato di capire perchè la politica uguale a livello nazionale ha prodotto sviluppo disuguale a livello regionale, e credo che sia un problema di diversa qualità di formazione culturale. Per come la vedo io che non sono un addetto ai lavori, alla base della costruzione politica economica ci sono le fondamenta culturali, e finchè hanno tenuto, la peggiore economia e la peggiore politica non sono riuscite a portare i popoli al livello di paralisi e disperazione attuale.
Saluti Franco Luceri.


Per chi volesse partecipare a questo dibattito, può farlo sia in questa sede, commentando, così come aggiungendo la sua opinione direttamente su: