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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

giovedì 28 agosto 2014

Ho atteso la luna



Il vento
strappando nuvole
ha confuso la mia essenza

Mi sono aggrappato
al primo arcobaleno
di sera
ma sono precipitato
in un sogno che diceva
spera

Ho atteso la luna
in un silenzio di tomba
Era vicino al mio mare
ma non ne sentivo l'onda

Ho rivisto il mio deserto
circondato da ghiacci eterni
mentre una serpe maligna
annegava nel suo fango

E la luce del sole
lontana miglia di pensieri
s'arrotolava alla terra
con me che da ieri
correvo senz'anima
verso quell'infinito sognato
inseguito e mai trovato

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'anima

domenica 24 agosto 2014

Il fiume della vita


I piedi nell’acqua ghiaccia
Di un torrente montano
Scivolano su pietre muschiose

Sperimentare emozioni
E ignorare pericoli, è tipico
Di cadute bambine

Ormai giovane donna
Sfida il tumulto d’una piena
E a nuoto l’attraversa

Il pericolo aumenta
Ma tra gorghi e ondate
All’altra riva approda

Ora, vecchia e stanca
Si siede alle sue sponde
E attende…

Nel fiume della sua vita
Mille emozioni riaffiorano
Come relitti nella corrente

Danila Oppio
Inedita




martedì 19 agosto 2014

Incontri


T'ho incontrata vestita di sole
dove formiche bevevano
da foglie di rugiada
mentre cavalli impazziti
calpestavano la loro terra

E gli arcobaleni dietro al monte
s'ingrigivano di malinconia
regalata a nuvole di speranza
quando i respiri del vento
ululavano alla luna

E due bambini
ornati da boccioli d'amore
lasciavano orme d'innocenza
in quei prati
dedicati al silenzio

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'Anima

lunedì 18 agosto 2014

Antologia Edizioni Ensemble: Racconti d'estate

Un mio racconto è stato pubblicato nell'Antologia delle Edizioni Ensemble: , RACCONTI D'ESTATE  e proprio oggi ho ricevuto il libro. Condivido con voi il mio scritto dal titolo 


VACANZE TRANQUILLE





Vacanze tranquille


Con i primi caldi, il pensiero vola alle vacanze…mare, montagna, lago, viaggi in terre lontane, isole soleggiate dalle spiagge d’argento e dall’acqua così limpida tanto da permettere di vedere i fondali. Alla fantasia tutto, ma proprio tutto è concesso.
Ci penso anch’io. A chi non piacerebbe visitare luoghi incantevoli, città affascinanti, scoprire nuovi orizzonti? Ogni medaglia però ha il suo rovescio. Code interminabili lungo le autostrade, così come al check in, in aeroporto, e se ci si dirige verso le spiagge italiane, ci si trova in un carnaio umano. Se si desidera visitare qualche museo, anche all’estero, si cuoce nelle file d’attesa. L’ho verificato a Vienna, in piena estate, 35 gradi all’ombra, volendo accedere al Kunsthistorische Museum. Quasi svenivo! Allo stesso modo, quando ad Avignon visitai il Palais des Papes. Non vado oltre, ma resta il fatto che è senz’altro consigliabile scegliere un altro periodo per questi excursus culturali!
Però in vacanza occorre andarci, la mente necessita di riposo, il corpo di refrigerio, soprattutto se si vive in una metropoli inquinata dalle polveri sottili, dai rumori e soffocata dall’afa ferragostana.
E allora sogno e programmo la mia vacanza. Ho bisogno di annegare lo sguardo nel verde, di occuparmi di quelle attività cui non riesco a dedicarmi durante il resto dell’anno: leggere, scrivere, qualche lavoretto manuale, al crochet oppure componendo corbeille di fiori secchi o realizzati con le calze di filanca. Mi riescono bene, sembrano veri e fanno un figurone quando li offro in omaggio alle amiche. Poiché a settembre c’è la Festa Patronale nella piccola Cappella, dove si svolge anche una tombolata, colgo l’occasione per creare piccoli oggetti da mettere in palio nei terni, quaterne o cinquine. Dovrei riempire un’intera valigia di materiali vari, e trascinarmela negli spostamenti verso i luoghi di vacanza…che palle!
Potrei recarmi nella casa in campagna, circondata dai monti, nel bellunese, ma non c’è la connessione internet, quindi impossibile dedicarmi alla scrittura, e aggiornare i miei blog poetici e artistici, Mi resterebbe solo la scelta dei lavoretti manuali, però è un’idea da non scartare. Mai fare i conti senza l’oste!
Viene a trovarmi mia figlia, e mi dice che vorrebbe andare al mare con i bambini.                                 
      -    Mamma, puoi occuparti dei fiori in balcone? E del gattino? –
-       Quando pensi di partire? – Le chiedo.
-       Ancora non lo so, ci sono gli esami di Simone, dipende da quando finiscono e dal lavoro di mio marito.
Chiaro come il sole, che non posso per ora programmare nessuna vacanza!
Mi telefona il figlio minore dalla Norvegia, dove vive e lavora, comunicandomi che nel mese di luglio sarà da noi, in vacanza. Ovviamente va e viene, poiché certo non trascorrerà tutto il tempo in casa. E’ evidente che non posso muovermi, fintanto che lui sarà da noi in Italia.
L’altro figlio che vive con me, sta già programmando un viaggio con gli amici alle Maldive. Ancora non sa quando potrà partire, poiché organizzare un periodo che possa coincidere tra loro, non è semplice. Un grosso punto di domanda cresce sulla mia fronte!
Così ho deciso o, quanto meno, hanno deciso gli altri per me! Possiedo un fazzoletto di giardino, ma sufficiente per metterci una chaise longue, un tavolino, qualche poltroncina da esterni. Il verde non manca. Non vivo in una metropoli, quindi l’aria è buona, in casa c’è il condizionatore, il computer, tutto il materiale che mi occorre per i miei lavoretti manuali, cosa voglio di più? Un Amaro Lucano? Ma se sono astemia!
Cosa c’è di più tranquillo di una vacanza all’insegna della pace, fuori dal traffico e dalla bolgia sulle spiagge? E’ proprio necessario armarsi di bagagli e mettersi in viaggio? Mi rassegno e forse devo anche ammettere che non mi dispiace trascorrere le vacanze estive a casa mia.
Esco in giardino…oggi è già arrivata, con notevole anticipo, la calura estiva. Preparo tutto il necessario per il relax: la sdraio a righe verdi e bianche, il tavolino di rattan, le poltroncine di midollino, il lettino per prendere il sole, un bicchierone di spremuta, il posacenere per le mie immancabili sigarette (un viziaccio che non riesco a togliermi, quello del fumo!) e un buon libro da leggere. Non dimentico il gomitolo di cotone e l’uncinetto, giusto per cambiare attività quando l’occhio si stanca nella lettura! Meglio del posto sotto l’ombrellone al mare, dove ci si riempie gli slip di sabbia, in mezzo ad una confusione di gente che corre e solleva polveroni, che sbraita! E i vu cumprà che ti assillano ogni due per tre, che di cumprà proprio non mi serve nulla? E si scansa quella fastidiosa, noiosissima, deludente prova costume: meglio evitarla, anche se Thomas mi assicura che le ciccione americane non si creano nessun problema a mettere in mostra la loro cellulite, le chiappe cadenti e le pance trasbordanti e che io, al loro confronto, sono una silfide, malgrado l’età non più giovanile.
L’estate sta arrivando, anzi, è già qui, ed io mi sono attrezzata per affrontarla nel modo migliore. Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia. tu mi sembri una badia! Ehhh….come dice il proverbio: “chi si accontenta, gode!”

Danila Oppio

martedì 12 agosto 2014

Anche il silenzio parla

Munch: L'urlo


Prati di silenzio
anime morte che si incontrano
per parlare con le ombre di noi umani
forse preoccupati ma incuranti
del nostro domani

Ansia e desiderio di conoscenza
ora che tutti siamo quasi soli
a meditare della nostra essenza
vuota, insicura ed arida
senza storia e oscura

S'ode lontano un boato
su terra nuda sono seduto
ho udito un urlo dall'infinito
era il silenzio che parlava
a me, a noi che abitiamo il creato
Ho sentito parole roche nei tuoi silenzi
parole confuse, una a seguire l'altra

Non ti ho chiesto niente
ma era evidente quell'ansia
la tua come la mia, impertinente

Gavino Puggioni
Da Nelle falesie dell'anima

giovedì 7 agosto 2014

Oggi 11 ottobre ho visto


Già! Lo spettacolo è il solito
la gente, il  popolo così detto
le facce, gli occhi, gli sguardi vuoti
sono i soliti
padri, madri, figli, fratelli
sorelle ed amici
Le maschere dei politici
vaganti da destra a sinistra
sono le solite
dure, incartapecorite, evanescenti
vacue e false
Un ragazzo, soldato e volontario
abbracciato da mille altri
libera lacrime che non hanno ali
guarda la terra
dove scorre ancora
sangue innocente

In silenzio, sempre
anche oggi, come ieri, come domani
Un urlo straziante di una mamma
ferita e sola
"non godetevi questo spettacolo"

SMEMORIA: Recensione di Tommaso Mondelli

   Romanzo SMEMORIA di Danila Oppio
Recensione di Tommaso Mondelli

      Sono china su un blocco di appunti, con la matita in mano, indecisa se disegnare un volto umano, o se far svolazzare qualche verso.
         Un modo meraviglioso di usare la penna e disporre le parole per un racconto romanzato.
        Il racconto di Danila Oppio, inizia con queste parole ed è tra questi svolazzanti fogli di carta che sono pensieri, che inizia il tormentoso viaggio del personaggio Sibilla diretto alla ricerca di se stessa, della sua identità e della sua memoria, svanita nel nulla. Così che tutto si inabissa in un tunnel che appare senza via di uscita.
        La tenue luce di quegli appunti e il ritrovo di una consonante nell'alfabeto, della lettera G. che dice tutto e nulla e insieme a delle poesie vergate senza principio né fine, inizia quel cammino che, passo dopo passo, seguito da una fiammata generata da una sigaretta sufficiente a squarciare quel velo che toglie le parentesi di una vita virtuale interpretata in modo singolare dall'autrice di questo prezioso manoscritto. Di particolare attenzione risulta la differenza tra i due dialoganti: Sibilla un personaggio conosciuto, il proprio, mentre  quello di G. è un personaggio sconosciuto, anonimo, ma idoneo tuttavia a dare vita ad un armonioso e singolare dialogo.
          Ma chi è questo G. ancora avvolto nel mistero che fa dire a Sibilla: Ho letto quei tuoi versi. Hanno suscitato in me domande, che ora ti porgo: quella poesia l'avevi scritta per me? Ero io colei la cui presenza  t'illuminava? E tu ora dove sei? Quelle altalene senza corde, cosa rappresentano? La risposta di G. non si fa attendere: " Sibilla cara lo sai molto bene che le poesie sono moti dell'anima, che non sempre si rifanno a fatti o sentimenti davvero vissuti e provati".La forza della poesia è la potenza dell'amore verso la catarsi che è luce della mente e del cuore.  
         Strada facendo, come spesso accade, il personaggio G. si innamora di Sibilla e a quel punto la stessa raccoglie il fatto con un certo imbarazzo e quasi di colpevolezza, ma il dialogo fortunatamente continua e questo indica come a volte una gestione irriflessa di un aspetto può condurre a situazioni estreme, che in questo caso, per qualche istante di attesa ha scongiurato la possibile chiusura del dialogo e favorito la soluzione fortunata della vicenda.
       Il romanzo Smemoria di Danila Oppio varca la soglia principale dell'edificio ed entra nel novero delle opere letterarie per la scorrevolezza e un nuovo moderno stile, tanto per struttura quanto per significato.
       L'aspetto strutturale è nuovo ed entra nell'argomento con una certa timidezza, con un filo di incertezza sull'itinerario da seguire e una dubbia apertura ai due personaggi del romanzo di un uomo e donna, di amore e dolore, incertezza e speranza. I capitoli in numerazione romana indicano le tappe che sono XII, come le dodici tavole. E una significativa appendice sull'amore cantato da Fabrizio De André dal titolo la Marcia Nuziale.
            L'apertura allo scorrere fluido e l'alternarsi dei due personaggi immaginari, Sibilla e G, posti ai due lati della scacchiera che l'autrice muove alternativamente con la genialità di un maestro d'orchestra, si avvia speditamente e con spettacolare chiarezza verso l'epilogo che conduce all'incontro tra Sibilla e la propria memoria. Non meno significativa è la scoperta e l'incontro col personaggio G., pedina necessaria e insostituibile per il ritorno della temporanea assenza della memoria.
              Quando con abile maestria di consumata scrittrice si alterna da una sedia all'altra del tavolo della scacchiera a tessere il dialogo dei personaggi dalla stessa inventati, interpretati, e dei quali ha vissuto l'ansia e la struggente ricerca della memoria che può avvenire solo col raggiungimento della stessa.      
                 Quel faticoso cammino appiccicato su quegli insignificanti pezzi di carta, senza capo né coda spalancano a Sibilla, e tenacemente voluto  dall'autrice, finestre chiuse che si affacciano sulla via della serenità e dell'amore. Onde evitare che: ... se si esauriscono le parole tra due persone che si amano, magari rimangono gli sguardi, i sorrisi ... talvolta anche le lacrime. Sono modi per comunicare, che ad alcuni mancheranno sempre. Come a un monco manca la mano, e a un orbo, l'occhio.     
                 Tutto il racconto procede in modo da portare la lettura al capitolo successivo e così fino all'ultimo senza pausa, tra il suono vibrante delle parole che sono il frutto e il colore e il calore di forza che nasce dal profondo di un cuore nutrito di alti sentimenti che non s'arrende davanti alle difficoltà dell'esistente e alle sconfitte disseminate lungo il cammino dell'avventura umana.
                    "Essere poeti non significa solo sapere scrivere versi. La poesia è uno stato d'animo, quello che ti fa guardare alle persone, alla natura, agli eventi con uno sguardo d'amore, di dolcezza, di comprensione, di sofferenza, ma sempre uno sguardo profondamente umano, diretto all'altro e non rivolto alla propria persona. Questo pensiero è lineare ad uno stile di vita che va al di là del concetto cristiano di amare il prossimo tuo come te stesso.    
            Si deve leggere il romanzo Smemoria di Danila Oppio per sentire appieno la forza dell'amore, per uscire a rivedere la luce di una memoria e vivere il perché della nostra unica e fenomenale esistenza terrena.
                 Danila, non fermare il tuo cammino su questa strada, che davanti a te è un'autostrada.
            Ego gratulor tibi.

                                                                                              Tommaso Mondelli 

Inquilini non solventi



L’amica Angela Fabbri ha scritto di Salpa,un abitatore dei mari e del quale ho pubblicato in precedenza su questo blog. Ma Salpa è anche un personaggio del romanzo Sheyra, scritto dalla Fabbri.  http://versiinvolo.blogspot.it/search?q=salpa
Vorrei, più prosaicamente, trattare di Talpa, che vive sottoterra.
Sono tornata al mio paese d’origine, e nella casa dei miei genitori. Seppur disabitata da esseri umani, era colma di vita. Le rondini, come ogni anno, hanno nidificato sotto il tetto, ed era tutto un garrire da mane a sera. Un giorno, come per incanto, vedo il prato antistante l’ingresso di casa, ricoperto da montagnole di terra soffice, simili a piccoli vulcani. Mamma si è subito lamentata: “Accidenti, le talpe!”. 
Le rispondo che l’orto non c’è più e che quindi possono vivere indisturbate, poiché non distruggeranno nessun raccolto. Una mattina, seduta al tavolo posto in giardino, vedo la terra smossa di nuovo, accanto a me. Guardo e, a distanza di mezzo minuto, leggere e silenziose “badilate” scavate nel sottosuolo, aumentano il volume del piccolo vulcano. Resto incantata ad osservare la precisione con cui lavora il piccolo minatore, durato fino allo sbucare del sole dietro i monti, che ha posto termine alla fatica della piccola talpa. A quel punto i mucchietti ben allineati avevano raggiunto il numero di sei.


Le talpe sono cieche ed il sole arreca loro danno. Poiché vivono in lunghe gallerie scavate sotto terra, svolgono la loro attività nelle primissime ora del mattino.
Ma non solo rondini e talpe, avevano occupato la casa! Quando aprii la porta d'ingresso, al mio arrivo, mi accorsi di un nido di vespe ben costruito proprio sopra lo stipite. Tutto l’amore che provo per le creature non mi ha impedito di eliminarle per timore che, disturbate dall’andirivieni dei nipoti, finissero per pungerli, ben sapendo che il veleno che iniettano le vespe è piuttosto doloroso. Un altro nido, scovato poco distante su di un paletto della cancellata l’ho lasciato, poiché situato in luogo tranquillo.
Chi altro ha occupato abusivamente la casa? Un numero incalcolabile di ragnatele, quasi piccoli lenzuoli stesi, pendevano da ogni angolo, tanto da offrire l’impressione di trovarmi in un piccolo castello affollato da fantasmi. Cari ragnetti, mi è tanto spiaciuto per voi, ma ho dovuto distruggere le vostre elaborate tessiture a colpi di scopa!
Dopo aver allontanato gli inquilini non paganti e piuttosto noiosi, e permesso l’alloggio a quelli più discreti, ho potuto nuovamente gustare il piacere di rivivere un’abitazione che, per ragioni logistiche, è stata chiusa per quasi due anni.


Danila Oppio