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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

giovedì 3 ottobre 2013

IL SENSO DELLA VITA


 Queste giornate di agosto stanno trascorrendo in una miriade di manifestazioni laiche e religiose che, difficilmente, trovano riscontro negli anni passati.
Sacro e profano si stanno mescolando in un vortice naturale, avvolgendo e coinvolgendo tutti, dai bambini, ai giovani, agli anziani. E questa mescolanza parrebbe dimostrare che noi tutti abbiamo bisogno, più di prima, di socializzare, di incontrarci, di scambiarci sguardi e strette di mano, senza secondi fini, pensando a convenienze materiali piuttosto che a conclusioni di affari commerciali.
Quello che ne scaturisce è un quadro positivo, quasi onirico, riempito da colori forti e tenui che danno la sensazione di un mondo che si ama, che si cerca, che ha voglia di ritrovare sentimenti e comportamenti idonei a far rinascere barlumi di nuova civiltà, dalla quale, purtroppo, ci siamo allontanati con passi  da gigante.
In effetti, da sempre, l'uomo ha cercato di confrontarsi, pur nella diversità di usi e costumi.
E soprattutto ora sta cercando il confronto con la razza diversa, nera o gialla non importa.
Confronto nato anch'esso agli albori della stessa vita, ma mai coronato dal successo della verità umanistica che ci dice  che tutti noi, fatti di carne e ossa, siamo uguali, ovunque, di fronte alla Natura, all'Acqua dei Fiumi e dei Mari, ai Monti, sotto il Cielo e sopra la Terra.
A quella Natura che ha provato, durante i millenni, a proteggerci e, alla lunga, non c'è riuscita perché l'abbiamo malvoluta e bistrattata  in tutte le sue latitudini.

Un risultato però, anche se non definitivo, si può incominciare a intravedere, proprio in queste manifestazioni, organizzate da enti pubblici o da privati. Ed é il fatto che ognuno di noi può ripensare a quello che era o a quello che sarà, solo se osserverà semplicemente alcuni dettami di una legge non scritta ma che ciascuno di noi dovrebbe appiccicarsi addosso, per crescere nella maniera più civile possibile.

Il colloquio umano e sociale è indispensabile; senza la parola non si costruisce nulla, poiché la parola é la pietra che da base a tutti i nostri atteggiamenti, a tutte le nostre azioni, siano esse intellettuali o di materia.

Il confronto con le nuove generazioni é duro, ma la battaglia sarà più affascinante, più ricca di scoperte se la scia luccicante sarà tracciata da un verbo vero, senza oscurità volute, nel rispetto e nell'interesse della collettività. Nella quale, comunque, stazionano e sono radicati i personalismi, gli egocentrismi, i solisti che osano ancora fare musica assordante e scomposta, fuori e contro qualsiasi spartito.
E' necessario, in queste occasioni, ricorrere all'altro elemento che compone e circonda la nostra vita terrena. Bisogna RICORDARE, andare indietro nel tempo, perché quello a venire scorra  in un binario migliore
Questo sentimento, del ricordo, bisogna sublimarlo, perché gli anni futuri siano pervasi di cose semplici, piccole, anche insignificanti, ma che dopo, alla fine, renderanno quel percorso pieno di soddisfazioni e non solo morali.

Ecco il motivo del formarsi di una società civile, interessata e lungimirante, per il bene di sé stessa; confortata, anche e magari, da una politica reale, deputata a far crescere quell'indice di vivibilità serena a cui nessuno può e deve rinunciare.
Annotiamo, ogni volta che ci incontriamo, l'argomento che abbiamo trattato, foss'anche futile. Annotiamolo, perché dopo, a casa, ci aiuterà a parlare coi nostri figli, con le nostre mogli, con gli amici, invece di estasiarsi o imbambolarsi davanti a questa televisione, i cui programmi fanno invece ammutolire chi la guarda.

L'interscambio della parola, oggi più che mai, é anch'esso segno di civiltà e libertà; non un mezzobusto che ti informa e ti aggiorna, ogni ora, sui morti della guerra in Irak, in Afghanistan, in Medio Oriente e sui morti dell'altra guerra che, quotidianamente, si svolge sulle strade d'Italia, dove si corre sempre, si corre, si corre per andare incontro, purtroppo, ad un'altra vita.

Dicevo, e voglio finire, del ricordo, delle vecchie rimembranze di cui andiamo fieri e che vorremmo fossero il traino positivo per le nuove generazioni, azzannate da visioni semplicistiche, fatue e passeggere di una vita poco meritevole di essere vissuta.
E di tutto questo anche la Terra si lamenta, perché l'hanno globalizzata, dimenticando le sue origini e  le civiltà che l'hanno attraversata, nell'interesse di pochi che vogliono distruggerla se non addirittura abbandonarla, visto che già, nella fantasia e dietro l'angolo terracqueo, ci sono i marziani che ci stanno aspettando

Gavino Puggioni
Da Nel silenzio dei rumori
































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