Interrompere
il diario
fu
uno stordimento della memoria,
fu
un vacuo inizio,
non
più cicatrizzato
da
parole e azioni simili
a
quelle d’un desolato risveglio.
Le
rivolevo indietro,
sollecitate
per la sepoltura
e
passate in rassegna nella mente
come
guerre e inverni
smarriti
dietro le finestre
di
un’opaca infanzia.
E
le pagine vuote?
Dovessero
mai essere riempite
che
lo siano osservando
ricorrenze
celestiali,
il
giorno in cui i fiori arrivano
e
quando gli uccelli se ne vanno
(Philip Larkin – Finestre alte, 1974 –
trad. Enrico Testa)
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