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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

martedì 19 marzo 2013

ED IO CHE LA PORTAI AL FIUME

Angelo Batti: Gitana


E io la portai al fiume
credendola ragazza
e invece era sposata

Fu di notte a San Giacomo
e quasi per dovere
Si spensero i lampioni
e si accesero i grilli
Le toccai, dietro l'angolo
i seni addormentati
e di colpo si aprirono
come i giacinti a mazzi
Della sua veste l'amido
suonava alla mie orecchie
come pezza di seta
tagliata da dieci coltelli
Senza luce d'argento
sono cresciuti gli alberi
e abbaia un orizzonte
di cani lontani dal fiume

Oltre i rovi di more
oltre i giunchi e le spine
feci un buco nel fango
per la sua testa folta

Io slacciai la cravatta
Lei si levò il vestito
Io cintura e pistola
E lei quattro corpetti
Nè spigo né lumache
hanno pelle più fine
né i cristalli della luna
mandano più splendore
Le cosce mi sgusciavano
come pesci sorpresi
metà piene di fuoco
metà piene di gelo

Ah quella notte corsi
il cammino più bello
su una puledra accesa
senza briglie né staffe.
E non dirò, da uomo
le cose che mi disse.
La ragione mi induce
ad essere discreto.
Sporca di baci e rena
la portai via dal fiume.
Col vento si battevano
le spade dei giaggioli.

Con lei mi comportai
come deve un gitano.
Le regalai un cestino
grande, di raso giallo.
Non volli innamorarmi
perché avendo marito
disse ch'era ragazza
quando andavamo al fiume.

Federico Garcia Lorca



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