benvenuti

Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

venerdì 11 maggio 2012

ANTONIO ROSSI: recensioni e note critiche


Antonio Rossi


 Aggiornate al  30.04.2012
- Il suo nome è apparso su importanti testate giornalistiche. Numerose riviste specializzate del settore artistico hanno recensito le sue poesie. La redazione de "La Nuova Tribuna Letteraria" di Padova, così scrive sulle sue opere:
- Silloge "Dove nasce l'amore":"Una forte e consapevole tensione verso la ricerca espressiva e una altrettanto decisa inventività immaginifica, fanno di quest'opera un esempio di ottima poesia. Una raccolta, fitta di pagine notevoli in sé, ma compatta come un poema, riuscita e convincente tanto nei dettagli quanto nell'insieme, in grado di unire, senza forzature nè contraddizioni, la piacevole leggibilità all'esito letterario di assoluto rispetto".

- Silloge bilingue "Su sognu de sa columba bianca/Il sogno della colomba bianca": "sono, queste di Rossi, poesie in lingua sarda e precisamente in logudorese; un idioma di difficile comprensione al di fuori della diretta cerchia dei parlanti... L'autore, essendo poeta valido e apprezzato anche quando fa uso della lingua nazionale, ha voluto in questo volume affiancare ai testi una loro "libera traduzione" in italiano... Che aiuta nella lettura i moltissimi che non hanno dimestichezza con la parlata sarda. Per quanto riguarda più propriamente i contenuti poetici, il lettore rimarrà affascinato dall'estrema capacità di sintesi simbolica e immaginifica che Rossi sa naturalmente praticare: una capacità doppiamente ammirevole se si considera come l'autore costruisca i suoi canti in modo dall'apparenza molto rigido (attraverso quartine di versi lunghi concatenate da frequenti iterazioni), delegando quindi non alla forma, ma proprio ad una vitalissima e personalissima attitudine affabulatoria la magica evocazione di un mondo dai contorni, al tempo stesso, concreti e fantastici. C'è insomma un che di ipnotico nel concatenarsi delle immagini e dei suoni e nel loro aggomitolarsi - a seconda delle prospettive - in direzione ora centripeta ora centrifuga, generando così un sincretismo perfetto di senso e di non-senso: per tutte queste ragioni la poesia di Rossi, pur potendosene senz'altro parlarne, è più di molte altre una poesia che richiede d'essere letta, poichè ben a fatica un discorso puramente teorico potrà darne conto e rendere giustizia alla sua indomita fantasia (Direttore Stefano Valentini).

- La Giuria presieduta da Andrea Zanzotto, di Pieve di Soligo, gli riconosce di aver fuso la lingua arcaica, arricchita di elementi latini, con il simbolismo visionario.

- Il poeta e critico letterario Luca Bertoletti così motiva il premio su una raccolta presentata a Parma: "la silloge che Antonio Rossi ci ha trasmesso è come un canestro colmo di poesie scoppiettanti, alla guisa dei petardi carnevaleschi che hanno animato le recenti notti di fine secolo. Originalità e surrealismo di una poesia che soltanto apparentemente attinge al mondo delle fiabe per adulti, che forse mai nessuno prima di lui così bene aveva saputo narrarci. Poesia caratterizzata da una potenza immaginifica straordinariamente proiettata verso un ermetismo di nuova maniera, che comunque ti apre le porte del mondo poetico, poichè di esso ne avverti i prodromi e l'essenza vitale".

- dall'antologia "premio internazionale Nosside 1999", opera "In mesu a cussas nues (In mezzo a quelle nuvole): "... Un pastiche rabelesiano, tanto scoppiettante di meraviglia da riaccendere costantemente il fervore dell'officina letteraria, si stacca dall'usuale conoscenza della natura e dei suoi movimenti, e scatta flash avvampanti, d'obliqua luce, di stordita mescolanza di tinte. L'effetto non è surreale perchè è assente un'automatica ribellione delle componenti: a guidare la stralunata metamorfosi del creato, i sismi e gli abbacinamenti delle varie sequenze, è la più quieta vocazione alla favola, quasi un tenue e spaurito senso della solitudine dell'io di fronte al mistero che giganteggia. La salvezza è data da una stella in mezzo alle nuvole, da un chiarore fra le tempeste. Da un'agitazione cosmica, popolata di simulacri ostili, scaturisce la delicata stampa di un'impossibile epoca felice.." (Giuseppe Amoroso, presidente Giuria Premio Nosside, critico letterario).


- Michele Alemanno, Direttore Editoriale Oggifuturo, Presidente Accademia Internazionale dei Micenei: "...Fiori e stelle popolano la calda fantasia del poeta e voli di sentimenti rincorrono sogni perduti in un mare coperto di lune e arcobaleni, sullo sfondo del tempo che illumina nuove ed esaltanti dimensioni nei brevi attimi delle cose perdute. La lirica immaginazione trascende la realtà come bisogno interiore di una romantica inquietudine che evoca l'inconscio in una sorta di associazioni psicologiche automatiche che diventano poesia come possibile soluzione di tutto!"

- Gas - master - news, Gazzetta della Stampa, Milano, sulla silloge "Dove nasce l'amore": "... Una pennellata di poesia fra fantasia e mitologia, che dà la struttura ad una gigantesca fiaba scaturita da un animo sicuramente tenero e sensuale e che denuncia la delicatezza di un autore che sa esprimere sentimenti fuori dal comune. Una vena creativa, quella di Antonio Rossi, che rivela la sua origine sarda e che solo i sardi hanno in comune. Il suo universo letterario è metricamente corretto, soprattutto quando spazia fra l'immaginario e il fantastico. Un autore da tenere d'occhio".

- Lia Bronzi, poetessa e critica letteraria: "... Il dialetto sardo con il quale Antonio Rossi si esprime in poesia, appartiene alla variante Logudorese - Barbaricina del centro sud. Tale parlata trova il proprio significato etimologico, la propria radice nel termine luogo d'oro, riferentesi alla sua terra, che ha dato i natali anche al Premio Nobel "Grazia Deledda". Il poeta, ben adatta il suo pensiero al vernacolo, che in questo caso è dolce, armonioso e musicale, atto ad esprimere versi di delicata fattura, ma al contempo forti e coincisi per il contenuto, proprio come la terra sarda, in assonanza con i sentimenti che animano il cuore del poeta... Nella sua poesia è la dialettica tra luce ed ombra, conscio ed inconscio, aperto e nascosto, che ne emergono in una tensione della bipolarità ed integrazione dell'alterità, che ci trasmette il sintomo, l'aspetto negativo della vitalità, alla ricerca di un ubi consistam, che abbia un centro.

- Dal quindicinale Mods dell'Università di Reggio Calabria:... "Si è tenuta la cerimonia di premiazione del XVI° premio internazionale di poesia Nosside... Una menzione speciale la merita il poeta Antonio Rossi, vincitore del premio Nosside Gold Winners, con la poesia "Il vento della vita". Versi carichi di umanità così come traspare dal titolo della sua ultima opera autobiografica "Dove nasce l'amore". La sua poesia, legatissima alla cultura della bella Sardegna che ne fa da sfondo, realizza un sapiente intreccio tra innovazione e tradizione, muovendosi tra surrealismo e dadaismo, nel pieno fermento di chi lascia all'inconscio il ruolo di protagonista, attraverso forme di espressione spontanee ed incontrollate. Ed incontrollato è sicuramente quel "vento" così caro al poeta, che diventa specchio di una intelligenza in continuo movimento e la cui melodia è fedelmente riprodotta dall'equilibrio metrico delle singole parole. Ne "Il vento della vita", così come in tutte le sue opere, Antonio Rossi si dimostra maestro nell'uso di un'audace metrica in versi liberi. (Giusy Margherita Zinnarello, capo-redazione).

- Motivazione all'atto della nomina a "poeta dell'anno 2002", Accademia Internazionale Francesco Petrarca di Viterbo: "Il poeta Antonio Rossi è un artista completo, sensibile, fiero e capace di colpire l'animo umano con le sue opere piene di contenuti, di delicatezza formale e di eccellente musicalità. L'artista sardo non è un attore su un palcoscenico con un copione a memoria, ma un essere dotato di estrema intelligenza che gli permette di penetrare nelle cose intorno a lui create. La tendenza spirituale e culturale si manifesta nel testo "Il sogno della colomba bianca" nel pieno suo splendore, il concetto della dignità lo fa avvicinare e gemellare con i grandi filosofi dell'umanesimo. In lui vi è un atteggiamento spirituale sempre vivo verso gli interessi terreni e in particolar modo ai valori umani. L'autore si può definire "poeta del sentimento, dalla parola suggestiva, dal ritmo lento e morbido, dallo stile incisivo: in lui troviamo forte l'eredità di Petrarca".

- sull'opera "Il sogno della colomba bianca": "La silloge in questione è un componimento lirico di alto valore metrico animata da sentimenti intimi, da velata malinconia, ma non rassegnata. L'intero poetare viene condotto dall'autore magistralmente. Ben tradotta la lingua sarda ove fra luci e ombre vi sono ottime sequenze che ci mostrano tutto il travaglio di un popolo fiero come solo quello sardo sa essere. Il testo è scritto con forza penetrativa, con arguzia psicologica e finezza analitica. L'opera riaccende la speranza negli alti valori umani. La lettura è espressiva, umana e piacevole, altamente educativa". (Dott.ssa Pasqualina Genovese D'Orazio, presidente Accademia Petrarca).

- ... "Le poesie di Antonio Rossi racchiudono in sè tutta la bellezza delle terre sarde, luoghi in cui la natura incontaminata dall'uomo si sbizzarrisce in tutte le sue forme. Traspare in lui il gioco bambino della conoscenza e il pensiero adulto del divenire. La sua versalità di scrittura gli conferisce il nominativo di dragone araldico affidato alla custodia dei segreti del "popolo degli uomini", figli prediletti della natura a lui cara. Penso, con gran compiacimento personale, che il poeta Antonio Rossi sia da ricordare nelle generazioni future". (Pier Luigi D'Orazio, 25 anni, Accademia Francesco Petrarca).

- ... Ho letto con vivissimo interesse sia il suo libro sia le nuove poesie che mi ha inviato molto gentilmente. A mio parere, il Suo discorso poetico è molto originale per forza di invenzione e sapienza di ritmo: fantasia, visioni, scoperte straodinarie di immagini, illuminano continuamente il verso... (Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino 21 dicembre 2000).

- ... Mi fa piacere ricevere sue notizie e, sopratutto, le Sue poesie del Premio Nosside: il Suo discorso lirico è ampio, luminoso, sorretto da ricreazioni e visioni ammirevoli. L'invenzione è originalissima sempre, nella sua ardua e complessa sequenza di metafore e immagini... (Giogio Bàrberi Squarotti, Torino 21 marzo 2002).

- Testo critico contenuto nel "Dizionario degli autori italiani del secondo novecento", prefazione di Ferruccio Ulivi, saggio introduttivo di Neuro Bonifazi, a cura di Lia Bronzi: "Poesia del racconto e lo dimostrano i versi lunghi, che fissano tuttavia la vertigine, la folgorazione degli attimi, attraverso la forza della parola, sempre tenacemente discorsiva, evocatrice e proveniente da una "mens culta", qual'è quella del poeta Antonio Rossi, che possiede quale artista, che sa abbracciare diversi scibili, il volto di una terrena
esistenza, irrorata dalla tradizione. Egli adopera anche il linguaggio logudorese, ricco di una forte valenza musicale e poetica che ci giunge dalla polvere lontana dei secoli, mentre dalla sua straordinaria natura esplode tutta la forza filogenetica e la bellezza cruda e solare della Sardegna, che nasconde ed unisce la memoria del passato, del perduto che ritorna, nel linguaggio incomparabile dell'universo, al quale Rossi attinge a piene mani, con un originalissimo e tutto suo reiterar parole e versi, che lo avvicinano al poeta spagnolo Garcia Lorca".(Lia Bronzi, poetessa e critico letterario).

- dall'opera "Storia della letteratura italiana contemporanea": "Un positivo delirio di immagini surreali e di non-senso, per uno sperimentalismo postavanguardistico e un linguaggio informale di strane origini, o musicali o scientifiche o altro. Poeta anche bilingue, sardo toscano, con influenze forse spagnoleggianti. Poeta di indubbio valore".
(Neuro Bonifazi, critco letterario e filologo).

- dall'opera "Poeti e Scrittori contemporanei allo specchio" XXVI^ edizione: "Poesia caratterizzata da un'esplosione di colori, sapori, fatta di musica, di mistero, di interrogativi esistenziali, quella di Antonio Rossi, che ben sa trasferire al fruitore la gioia e lo stupore della vita attraverso segni densi di significato, tramite il linguaggio Logudorese - Barbaricino, proveniente dalla polvere dei secoli, caratterizzato da preponderanti culture esterne in un coacervato che non produce sterilità, ma vivacità, che ha in sè la presenza del volto di una terrena esistenza, irrorata dalla linfa vitale della tradizione. E' certo che in questo straordinario Autore c'è tutta la forza filogenetica e la bellezza cruda e solare della Sardegna, che racconta la sua storia, fra memoria del tempo e della morte, mito e realtà, per quello che riguarda il contenuto, mentre il notevole elemento stilistico a farte gradazione nel crescendo del colore, nello sfumare le luci e le ombre, che rendono i fremiti dei sentimenti nel moto della vita e la dinamica del tempo-spazio, qualifica e potenzia il linguaggio pittorico dell'artista, che resta sì nel labirinto, ma con la coscienza illuminata, dove il cerchio acquisisce il volume del globo come:"... "Il sogno di una colomba bianca..."storia semplice della vita e della morte. (Lia Bronzi, poetessa e critica letteraria).


- dall'opera "Radici della vita", antologia di autori vari: "E' un'esplosione di colori, di simboli, di atmosfere magiche, la poesia di Antonio Rossi. Ci troviamo al confine del sogno, scopriamo stagioni diverse ed ascoltiamo canti di ineguagliabile bellezza. Immagini straordinarie sembrano danzare ai nostri occhi increduli, percorriamo misteriosi sentieri in cui c'è sempre da scoprire qualcosa... I versi, originalissimi, musicali, hanno un fascino e una modalità espressiva davvero coinvolgenti. Innumerevoli sono i premi vinti dal nostro poeta che è una voce "inconfondibile" nel panorama letterario contemporaneo. (Tina Piccolo, poetessa e critico letterario).


- dall'opera "Nuove gemme letterarie", antologia di autori vari: "E' una poesia originale, ricca di simboli e di metafore. Crea immagini con una fantasia che non conosce limite, compone mosaici incredibili, con infiniti ritagli di colori, di emozioni, di sentimenti. Si entra così in un mondo dove tutto è possibile, perchè il sogno libera dalle catene della logica e del contingente". (Tina Piccolo, poetessa e critico letterario).

- dall'opera "Il sorriso del girasole", antologia di autori vari: "Il riproponimento dell'opera letteraria di Antonio Rossi, all'attenzione dei critici e del pubblico rappresenta un notevole impegno culturale di primaria importanza nei confronti di uno tra i più significativi protagonisti della storia poetica e artistica sarda... E' una personalità nuova, viva, dalla vastissima produzione sapientemente analizzata e selezionata non solo in Italia ma anche all'Estero, che consente una vasta operazione di ricredito anche in favore di quei parametri di lettura analogici che costituiscono la "turris eburnea" della realtà esistenziale, contrapposta a coloro che tentano di turbare il sereno evolversi della vita culturale...Su ogni lirica c'è unitarietà di impianto, sintesi di equilibri morali e sentimentali, armonia tra atti e fatti della realtà e visione fantastica dell'immaginario. Egli lascia fluire nelle sue liriche emozioni dense, pervase da un misto di speranza e di rassegnazione, in un'atmosfera coinvolgente, sorretta dalla consapevolezza dei valori della vita". (Romeo Iurescia, poeta, critico letterario).

-Giuseppe Sini, docente: "...La tecnica espressiva di Antonio Rossi denota uno stile personale ottenuto attraverso l'accostamento di parole nel modo più libero ed inconsueto che favorisce stupende invenzioni liriche... Talune poesie hanno dimensioni irreali che si esplicitano attraverso citazioni mitologiche, descrizioni paesaggistiche, rappresentazioni allegoriche, immagini sorprendenti che una volta espresse sono riprese, riproposte più avanti attraverso combinazioni inattese e impensate. Nella sua arte vuole, talvolta, abolire rapporti razionali con la realtà che sembra osservare quasi dall'alto evocando atmosfere incantate, frammenti naturalistici, suggestioni magiche apparentemente autonome, ma intimamente concatenate. Una sapiente orchestrazione di visioni oniriche costruita con accorte sequenze prosastiche crea originali dissonanze scandite spesso attraverso l'uso accorto di anastrofi, ossimori, anafore, metafore, versi liberi. Sembra un alchimista impegnato a scrutare i misteri della vita senza illudersi di comprenderne i significati più profondi, attento costruttore di versi, attraverso "potenza immaginifica" e creativa sensibilità, centellina perle liriche accompagnando il lettore nella scoperta di mondi surreali... S'intravedono nella poetica di Antonio Rossi gli accostamenti propri del mondo favoloso, onirico e ludico del pittore Marc Chagall e riteniamo che ben si adatti la definizione che la critica enunciò per i suoi dipinti: Marc Chagall ha voluto "cantare senza teoria, senza metodo, come un uccello...

- Maddalena Corrias, docente: "Tessitore abile e originale di sogni, di ricordi, di immagini, Antonio Rossi riesce con i suoi versi a creare una atmosfera magica carica di musicalità, di magia, di sensualità, affidandosi con accorata passione e fiducia alla sensibilità di chi legge... Le storie che canta sono davvero suggestive, affascinanti, a volte mitiche, ancestrali. Sentire, cogliere, ascoltare, il suono, il ritmo, che si nascondono fra le righe risvegliano i fragili confini che esistono fra il sogno e la realtà...Nelle sue opere scopriamo l'emozione della vita, del sogno, del tempo, nel variare di luci, di colori, di immagini, alla ricerca di momenti rivelatori espressi metaforicamente tra sgomento e stupore, elementi tipici del mondo surreale del poeta...Chi poi ama la poesia in lingua sarda può soffermarsi sulle improvvise accensioni liriche, sentendo il misterioso fascino di una parlata a volte intraducibile e usata in un contesto nuovo e originalissimo... Chi ama questo recitar cantando tipico della nostra tradizione troverà nei versi di Antonio Rossi una fedeltà appassionata al passato, alla tradizione, che tuttavia si sposa perfettamente con la sua sensibile modernità, che è capace di proporre in modo innovativo un idioma che rischia di scomparire... Ed è proprio così che il poeta riesce a concretizzare il suo intento, che è quello di portare la poesia "in limba" al di fuori da schemi e stereotipi e a conservare il sapore del passato.

- Giuria del premio nazionale "Casentino" di Arezzo, presieduta da Silvio Ramat: "Il titolo stesso della silloge "Nella notte stellata dei toreri", fornisce una sorta di bussola che orienta in qualche modo il lettore indicandogli precise ascendenze e promettendo esiti ben lontani dalle infeconde sirti di questa o di quell'altra avanguardia. I sentieri che il poeta percorre con una sorta di "calma inquieta" sono quelli di una traboccante effusione lirica che continuamente provoca e continuamente sorprende con l'ininterrotta luminescenza di immagini icastiche e ritmi scoppiettanti che un amalgama personale sottrae all'impressione del già udito. La fantasia del poeta risolve nel fascino torrenziale, non di rado persino anestetizzante, il grido da ferita, il lamento, la velleità analitica e la confessione nella ricerca di un mitico eldorado espressivo dove possano coesistere senza contraddizioni il tempo dell'essere e quello del divenire. Anche quando viene in qualche modo travolto da "agudezas" che potremmo senza sforzo definire barocche, il poeta assoggetta la lussureggiante aggettivazione, il tracimante analogismo e l'ardimentoso fugato continuo delle metafore alla stupefatta scoperta degli aspetti più palpitanti e nascosti della vita, riuscendo a trascinare il lettore ai limiti del mistero che avvolge l'uomo e le sue cose, consegnandogli nel contempo, senza alcuna pretesa di insegnamento e men che meno di predicazione, una sua personale chiave per la decifrazione del mondo.

- dall'opera "Madre, persona" (la madre nella poesia italiana contemporanea): "Soggetta a inattesi colpi visivi, a svincoli allegorici, a vertiginosi scarti di aggettivazione, la poesia di Antonio Rossi denota una prorompente personalità di scrittore. L'Autore sembra essersi nutrito alla linfa di una colata làvica di cromatismi e immagini che negano alla memoria nebulosità di contemplativa nostalgia. Il suo linguaggio ha un colore e un ritmo inusitati, collocabili semmai in un'area culturale latino- americana... Antonio Rossi si propone come una voce di indiscusso e particolare interesse e non comune vigore poetico: il teatro squillante e insieme verginale della sua poesia coinvolge, affascina e non si fa dimenticare". (Rodolfo Tommasi, critico letterario).

- dall'antologia "Poeti e scrittori contemporanei allo specchio"XXVIII^edizione: "Antonio Rossi continua a confermarsi poeta di autentico primo piano. Non qui, ma assai sovente, i suoi titoli recano la stessa preposizione articolata, nella o nel. Appare evidente come anche questa piccola particella linguistica costituisca non un'indicazione, bensì il primo scatto di un congegno poetico. Come dire: affermato il luogo atipico del movente ispirativo, l'immissione del linguaggio è consequenziale. I versi si snodano in una serrata sequenza di furori lessicali smaglianti, estremizzati, condotti su un percorso verbale funambolico che non ha paragoni stilistici (salvo qua e là un cromatismo d'intonazione neolatina, spagnola o portoghese, unica eventuale radice storica riscontrabile in una poesia dai contorni e dal fulcro costantemente originali e vividi di personalità)".(Rodolfo Tommasi, critico letterario).

- dall'opera "I passi e le mete", sull'interpretazione del "viaggio", antologia di autori vari: ...Un autore di particolare rilievo come Antonio Rossi, provvisto di un'inventiva ai limiti dell'assolvibile (e per questo valida e interessante, perchè la poesia che non "osa"celebra solo la soglia di se stessa), nella lirica "Ladri di caramelle" chiama a raccolta le immagini di un ipotetico e ambiguo Eden, ma in tale ambiguità si distinguono anche i rintocchi di un'ansia prossima all'angoscia: forse il troppo fulgore disorienta? Nella cascata orgiastica di questo Sabba splendente, serrato, sempre sull'orlo di un'esplosione, la ritualità certo iniziatica e impositiva di cui si avvolge la coscienza del luogo appare come rabbrivida di allarme, appunto, da un allarme sensoriale riverberato da quelle "nubi di ferro" che trasformano "la collina dei cigni" in "corridoi della memoria". La poesia si presenta, infatti, come una corda ipertesa, come il percorso di un funambolo della parola.
(Rodolfo Tommasi, critico letterario).

- dall'opera "Arte e pensiero 2004", autori vari: ...Più volte ho sottolineato in Rossi la tendenza allo smalto neolatino nella sua visione poetica. In particolare, a proposito della lirica "Tu volavi nel bosco del sole", lo ribadisco, sottolineando però un'ancora più squillante molla terminologica, la fantasmagoria credibile e insieme immaginifica: tutto ciò conferma la sfrenata e seducente fantasia del poeta che sa coniugare con sicura maestria i funambolici voli delle sue lampeggianti figure e il necessario rigore del codice comunicativo. (Rodolfo Tommasi, critico letterario).

- In occasione del conferimento, da parte dell'Accademia Petrarca di Viterbo, dell'Oscar alla Cultura e della nomina a "Nuovo Poeta Francesco Petrarca", anno letterario 2003/04: ...Vincenzo Cardarelli diceva "La poesia non è un dono gratuito": infatti, Antonio Rossi lo dimostra ampiamente con le sue liriche. Nel suo poetare egli rivela una "essenzialità assoluta", accompagnata ad una scrupolosa, autentica verità. Con armoniosa poetica si alternano e si fondono versi di un profondo dolore, a volte spietati per la cruda durezza, ma sempre di notevole e sublime valore letterario. Leggendo quest'autore il nostro pensiero si lacera e quella ferita non si rimargina facilmente. "Incancrenito" da tale potenza letterale il lettore cede tutto il suo ego a quel lirismo e, ormai esangue si immobilizza davanti a tanto talento. In Antonio Rossi l'essenza sinfonica diviene realtà e coerenza logica nel significato. L'autore sfocia spesso nel piano sociale, dando luogo ad una poetica impegnata politicamente e socialmente. Snodata si incontra un'anima sdegnata e sofferente per quanto lo circonda. Poesia di sensazione ed efficacia che inchioda ognuno di noi al suo essere. (Presidenza Accademia Francesco Petrarca).

- dall'antologia "Frulli d'ali", autori vari:... Poche volte si verifica di incontrare un vero e valido poeta. In Antonio Rossi ho riscontrato la sua enorme emozione creativa e la gioia di esprimersi attraverso la penna con l'innata qualità della coscienza pulita. Solo chi ha la coscienza pura può scrivere verità pulite e incancellabili e può permettersi di dare indicazioni utili alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace. Antonio Rossi lo fa con umiltà e amore cercando di cavar fuori dal su "io" un sorriso per gli umani e un segnale benefico per la natura: un raggio di luce che riscalda l'umanità su questa terra opaca. La poesia di Antonio Rossi è una poesia di evocazione, di metafore e suggestioni; è come una macchina che va all'indietro per segnalare il futuro negli anni passati e solca distanze interminabili senza spazio e senza tempo. Sì, perchè la sua poesia è fuori del tempo, non scruta la storia contemporanea, ma scioglie solo emozioni vere , verità e messaggi spirituali, interiori. E' questo il messaggio che con struggenti metafore e immagini riempie di silenziosi ammonimenti la vita frastagliata di questa società. (Maria Mauro, critico letterario).-

-dal "Dizionario ragionato degli scrittori italiani del Novecento": Poeta bilingue (sardo e italiano), Rossi è portatore di una prorompente originalità stilistica. Nutrita da quella scossa compositiva in bilico tra l'accezione popolare del canto e l'immagine oltremodo colta e sofisticata, la poesia di Rossi risente di toni e visioni tipici di un clima culturale latino-americano, specie di derivazione portoghese, senza per questo affievolirsi nella personalità dialettica e nella peculiare smaltatura delle visioni, spinta talvolta a elevata temperatura semantica in acrobatica funzionalità evocativa. Accreditato su pubblicazioni letterarie nazionali e internazionali, premiato con importanti riscontri, ha dato alle stampe "Su sognu del sa colomba bianca/Il sogno della colomba bianca" e "Dove nasce l'amore", confermando spessore di fantasia nel felice rapporto tra contenuto e forma (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-

- da "Dossier poesia 2004", antologia di poeti contemporanei e poeti classici: Quella di Antonio Rossi è una figura culturale di straordinario spessore, in cui si correlano le evocazioni che vengono dalle sue radici linguistiche alle fascinose immagini che la versatilità della sua produzione offre al lettore. All'insegna di una felice coniugazione tra riflessione dell'umana natura e canto lirico, le poesie qui pubblicate offrono un ventaglio comunicativo di convincente carica espressiva. La sua parola si mostra sempre con un'impronta pedagogica che recepisce l'attenzione verso quelle valenze metafisiche che contraddistinguono la cifra della sua scrittura. Giorgio Bàrberi Squarotti ha evidenziato in Rossi il segno di un "discorso lirico ampio, luminoso, sorretto da ricreazioni e visioni ammirevoli", e crediamo che proprio in questa capacità di ricreare il senso della bellezza ci sia l'eco di una poesia rara (Danilo Bertini, critico letterario della redazione Book Editore).-

- dall'opera "Arte e pensiero, autori vari 2005": Una nuova affermazione di intensità poetica, questa di Rossi, poeta a cui la semantica non ha più segreti da sottoporre a colta decifrazione. Padrone della lingua e del ritmo, del verso e dell'aggettivo, dell'epiteto e del verbo, pur conservando "nuances" di sapore neolatino l'autore trasfigura e trasferisce in area preziosa anche l'intonazione vagamente popolare che tale scrittura comporta, al cui raggio la sua "Maria pelle di luna" assume la valenza di una figura viva e a un tempo mitica, reale e simbolica, sensuale e adamantina, idolo stellare, entità del femminile aerea e irraggiungibile (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-

- Incontro con l'autore "Centro Culturale Sardo", Milano, novembre 2004: Si avvertono vari ordini di difficoltà da superare quanto un critico, come me, indubbiamente "italiota" di linguaggio e di costumi (accettando in tale frangente la graffiante insolenza del grande Masala), come finisce per esserlo ogni ebreo errante, si presenta qui, nel più importante laboratorio culturale dei sardi a Milano per indicare, a un pubblico in larga parte sardo, le originali e insolite qualità umane e poetiche dell'amico Antonio Rossi, poeta di Berchidda.
Partendo dalle origini e adottando un punto di vista storico-culturale, mi sembra piuttosto diffuso il convincimento che Antonio Rossi sia stato sostenuto da studi particolari e approfonditi a carico della poesia in generale e di quella francese in particolare. Su questo argomento resta inteso che poeti, artisti e intellettuali della mia generazione o poco più giovani, tutti impregnati di cultura d'oltralpe, troverebbero del tutto normale subire l'influsso dei poeti maledetti (Rimbaud sempre e comunque) e degli altri fino a Mallarmè e ai tardo simbolisti. Ma alla generazione cui Rossi appartiene risulterebbe più difficile da accettare e utilizzare il messaggio vagamente eversivo dei Dadaisti e dei Surrealisti che invece è quello a cui Antonio è spesso e apertamente collegato. Per fortuna ci toglie dall'imbarazzo lui stesso con la sua poesia "Piumarossa Armonia" (opera Il sogno colomba bianca, pag. 31), che indica con chiarezza, con nome e cognome cosa "viene da lontano". Più arduo è invece controllare la giustezza di rinvii autorevoli (come detto nella prefazione a Il sogno della colomba bianca) ai poeti sardi autorevoli come Sebastiano Satta, Antioco Casula, Cubeddu e altri ancora. A mio parere la poesia di Antonio Rossi diventa più comprensibile e assimilabile se la si vede come un esempio di poesia "corale" dove chi parla agisce dentro e di fronte a una collettività in ascolto, ne assorbe le istanze vitali, le necessità etiche e storiche, le leggende visibili e anche sommerse, e le restituisce sotto forma di mito, immagine, voce e infine anche come testo poetico. Possiamo addirittura ipotizzare che fin dalle prime affermazioni poetiche egli abbia accettato, pienamente e consapevolmente, il ruolo e le responsabilità connessi al rispecchiamento di questa "coralita" e delle conseguenti aspettative. Quindi se le cose stanno davvero così per Antonio Rossi, se ciò si applica al suo caso letterario, dovremmo dedurre che la sua preparazione culturale si è profondamente modificata negli anni della sua formazione, sotto la pressione del tessuto reale e immaginativo della sua terra. In questo senso va inteso il giudizio sulla sardità della sua poesia, sull'uso sociale che se ne può fare, sul richiamo che i suoi ritmi esercitano su chiunque è venuto in contatto con il sottofondo della cultura agropastorale, marina e montana della Sardegna. Oso precisare della Sardegna pre-industriale alla quale si sta ultimamente ritornando dopo il fallimento delle cattedrali nel deserto. Un impulso a tutto ciò mi sembra che sia anche derivato dalle condizioni della geografia culturale in cui Antonio si è sempre mosso: dico cioè che le forme linguistiche, i contenuti e le sonorità che si incontrano nelle sue poesie sono connesse intimamente alla lingua logudorese a cui Antonio Rossi fa riferimento e che reca le tracce e il destino di una lingua astretta, circondata dalle regioni espressive della Gallura e del Campidano, e non a caso lingua quanto mai prestata alla letteratura. (Meeten Nasr, poeta e critico letterario).-


In occasione della presentazione dell'opera "Manuel nella corrida": Quando ci accostiamo ad un libro, ad una raccolta di poesie, non sappiamo rinunciare a ricercarvi i ricordi dell'autore: una ricerca che non dà il suo frutto, leggendo le poesie di Antonio Rossi. Qui, infatti, ogni riferimento autobiografico è delicatamente labile, evanescente, direi inesistente. Ciò che domina è la forza della parola nel gioco vasto degli incastri, delle interferenze, degli attriti linguistici. E questo finisce per comportare incertezze in termini di lettura critica. Come se si trattasse di una poesia confusa, indefinita, priva di grandi domande. Il libro di Rossi può far, dunque, molto temere, ma anche molto sperare. Ingegno v'è senza dubbio, ed anche una superfluidità, volubile, della struttura, della parola, che gli scorre come acqua sulla carta. E' la poesia dell'emblema dei simboli, sparsi, dispersi, come disegni, abbozzi, tele, quadri rimasti nella memoria. Il principio che sembra presiedere è l'organizzazione delle parole che si snodano, si intrecciano, in un puro spazio di apparizione e di congedo, dove ogni elemento della vita viene dislocato nella frontiera tra presenza e assenza, tra niente e mistero... Rossi sembra aver raggiunto la sponda simbolica della poesia. Si sente in questa raccolta un cerchio di affetti attraverso immagini mobili, magiche, quasi spettacolari; attraverso parole che sprigionano energie, che aiutano a sprigionare energie. E' proprio quando il poeta, o l'autore in genere, mette in connessione la parola con la parte più incandescente di sé, di noi, che può insegnare a guardare in modo diverso un'ombra, un volto, una passione che attraversa la vita. Non sorprenda che quel Manuel, il quale "cantando" s' illumina "di serpi... di tanghi... di sale" così da penetrare nel sole, sia ciascuno di noi. (Maria Pes Bocchini, scrittrice).

- Sull'opera "Manuel nella corrida" (Rivista Sinestesie): Iniziando la lettura delle trentacinque poesie che compongono la silloge, si ha subito l'impressione di trovarsi di fronte a una poesia né epigona né apparentabile ad altre, e dalla forte marcatura. Nulla che gli si avvicini: quanto meno, nella realtà isolana... Le immagini che si susseguono, si noterà, non sono né reali né verosimili. Ma si è in dubbio se ricondurle per intero a una dimensione onirica: per la naturale delimitazione delle stesse a un piano congruamente iconico (Questa notte alla festa dei fiori hanno ucciso due ragni d'argento; la tua gialla chitarra spagnola ha intonato le note di un tango) e non concettuale (hanno ucciso la morte; si è commossa persino la notte). Sembrerebbe infatti che l'invenzione pervenga alla visione, alle associazioni di immagini partendo, ludicamente, dalla lingua, dalle sue risorse sintattiche, lessicali, retoriche; e dalla musica, per gli esiti fonici e prosodici. Notiamo infatti che i versi lunghi sono composti, per lo più da emistichi decasillabici (Questa notte alla festa dei fiori - hanno ucciso due ragni d'argento): si direbbe un ordito ritmico al quale si subordina, secondo la lezione di Paul Valery, il contenuto fono-semantico dei versi. Dice infatti Valery, con riferimento a "Le Cimitière marin: "Come la maggior parte delle mie poesie, è nato dalla presenza inaspettata di un certo ritmo nella mia mente. Una mattina ho avuto la sorpresa di trovarmi dentro la testa dei versi decasillabici...". Ma non è solo questione di ritmo, dicevamo. E sempre Valery sostiene: "La forza di piegare la parola comune a fini imprevisti senza spezzare le forme consacrate, la cattura e la riduzione delle cose difficili a dirsi; e soprattutto, il procedere simultaneo della sintassi, dell'armonia e delle idee (che è il problema della più pura poesia), sono a mio avviso gli oggetti supremi della nostra arte". Una poesia, dicevamo, ri-creativa e, come tale, spesso slegata da nessi logici e convenzionali propri della realtà sensibile che conosciamo Giocosità antiretorica che implica accettazione di non-senso, e spazia libera (la vecchia cattedrale copulante con luridi clochard i Notre Dame... la maschera di Dio meravigliosa come un velo da sposa attorcigliato... ). Come Manuel - alter ego del poeta? - che accoglie a piene mani, non potendo rifiutarli, i frutti generati; difendendoli in quell'arena perpetua che contrappone il fanciullo-poeta-torero alle corna del mondo - drammaticamente strutturato degli adulti. (Giovanni Nuscis, poeta).-

- Dal volume "Letteratura italiana contemporanea", edizioni Helicon Arezzo, anno 2005: Questa lunga, ma unica, poesia è però sufficiente per dare un'idea di che cosa sia la raffinata scrittura di questo poeta e che cosa rappresenti nel panorama odierno della letteratura italiana. Bisogna riconoscere che tutti gli elogi che ha ricevuto lo scrittore sardo Antonio Rossi, malgrado la non facile lettura offerta dai suoi testi, siano meritati e giustificati dall'ampia misura di immaginazione, non causale e non vana, versata nei suoi versi, e inerente a una forte passionalità istintiva. In questo senso, la poesia d'amore che si snoda sulla nota costante di "Quando l'avana dorme", non sfigura, anzi convoglia la fecondità fantasiosa e metaforica dell'autore sull'unico binario di felicitazione di una terra esotica attraverso le lodi amorose, e dove il ritmo battente del "quando notturno" si unisce al ritornello insistente del "quello" o del "quel", attribuito alla dimostrazione delle risorse di una bellezza femminile ("quando cammini", "quando tu corri", "quando tu vieni", "per quelle strade", "su quella spiaggia bianca", "è dolce quella musica", "quel tuo senso", "quella tua vita", "quel fascino", "quei fiori"). All'interno di tale modulazione s'innestano attributivamente gli accostamenti sinestesici, di materia indigena, che testimoniano l'estrema bravura del nostro poeta (Neuro Bonifazi, Rodolfo Tommasi, critici letterari).

- "Rivista La Nuova Tribuna Letteraria", 2005, di Padova sull'opera "Manuel nella corrida":
Per Antonio Rossi, artista di lunga militanza, la poesia è soprattutto ricerca, che egli ama condurre con appassionata e apprezzabile determinazione, convinto com'è che l'universo della parola possiede dimensioni ancora sconosciute e in attesa di rivelarsi. Esplora, dunque, in linea con una poetica di cui ha piena consapevolezza, il linguaggio in tutte le sue potenzialità e sfaccettature. Cerca, così, con esiti a volte straordinari, di individuare il punto preciso in cui il pensiero dell'uomo, il mistero dell'Essere, le ragioni della Storia e il canto riescono a fondersi e ad assumere le forme e la connotazione della poesia universale e autentica. La preoccupazione che Davide Rondoni, uno degli intellettuali più convincenti del nostro tempo, esprime nella prefazione appare ben motivata, quando afferma: "Vorrei sottolineare i pericoli di questo vortice linguistico. Infatti il tentativo esasperato di dare movimento alla parola rischia di farla stagnare e irrigidire... Antonio Rossi questo rischio se lo assume e a volte perde la scommessa, ma c'è da essere grati alla sua curiosità, al suo coraggio e poesie come Fiaba d'argento, Manuel nella corrida e Il fenicottero viola mostrano quanto valorosa sia la sua ricerca e che promessa essa custodisca". Nel mentre mette in evidenza il fianco debole della proposta di Antonio Rossi, Rondoni sottolinea e apprezza una strategia che, sino ad oggi e grazie anche a quest'ultima raccolta, si è rivelata sempre valida, originale e convincente. Echi, ritmi, atmosfere e suggestioni della produzione di Federico Garcia Lorca, presenti nelle composizioni della raccolta, non devono trarre in inganno. Antonio Rossi "gioca", com'è tipico della poesia vera, con strumenti lessicali che utilizza con disinvoltura per misurarne la portata e la resa. Lo spirito che lo anima è ben altro ed è soprattutto in sintonia perfetta con l'intenzione più o meno dichiarata in ciò che scrive. Che è quella di riflettere sull'amore e sulla morte; sul male di vivere; sulla disperazione sempre in agguato; sulle miserie di una quotidianità fatta di gesti ripetitivi e stanchi; sulle inquietudini che minacciano la mente; sulla sensualità; sulla bellezza....- Ironico, gradevole, intenso e, tuttavia, servendosi di una calviniana leggerezza di cui pochi poeti, oggi, purtroppo, sanno fare uso, Antonio Rossi svela al lettore le coordinate precise del suo messaggio: "Dalla morte nascerà l'amore se una farfalla si vestirà da sposa,/nella penombra s'incolleranno tacchi a spillo di donne ai funerali,/nella luce del tempo si accoppieranno gli orizzonti,/di colpo sarà spazio, fusione, trasparenza.//Dalla morte nascerà l'amore se una farfalla si vestirà da sposa."
(Pasquale Matrone, scrittore e critico letterario).-

- "Antologia poeti e scrittori contemporanei allo specchio - Premio Letterario Nazionale Casentino", anno 2005, Poppi (Arezzo), sulla poesia "Come la morte": Si propone, in questa antologia, una pagina assai indicativa per un'ulteriore acquisizione circa il linguaggio di Antonio Rossi. Ho avuto modo più volte di occuparmi - e sempre con molto interesse - della sua scrittura, significativa quanto personale, accesa da violento cromatismo immaginifico quanto sottilmente calcolata a preparare deflagrazioni di microuniversi sensoriali. Non so se il testo in questione sia recente o meno, ma so che denota una ricerca - portata peraltro a felice compimento - in cui l'espressione contenutistica privilegia vistosamente la significazione culturale della parola evocativa, anziché l'immagine illuminata dalla sua alchimia terminologica. Quindi, pur restando intatto in sé e nei suoi raggi, il rapporto lessico/visione assume qui un valore diverso, nuovo e indiscutibilmente apicale, conservando però ugualmente il consueto trionfo di fantasia compositiva. (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-

-       "Rivista Club degli Autori Melegnano (MI)" sull'opera "Manuel nella corrida": Come un toro trafitto dalle picche, impazzito e sanguinante, vagante senza mèta nell'arena della vita, pare muoversi Antonio Rossi, con il suo profluvio di versi, da leggere attentamente, da decifrare, anzi direi decodificare, perché seguono un loro codice interno per poi inondare in modo dirompente le pagine bianche che rimangono impotenti davanti a tanta energia. Un'autentica esplosione di "parole", un vortice immane, un tentativo coraggioso di creare una propria visione poetica. Vita e morte, visione e mistero, domande e risposte, desideri e assenze. Le carte del demonio, il silenzio stanco di un universo immaginario, l'anima che ammira il corpo, nell'ultimo sogno: poesia della morte, poesia dell'amore. "Nel mio destino", a volare come un "angelo", a cercar nel senso più profondo e chiedersi chissà dove riposa l'amore. (Massimo Barile, critico letterario).-

-       Motivazione primo premio assoluto poesia inedita “Omaggio agli Anguillara”, Caprinica (Viterbo): l’autore è un grande interprete della filosofia poetica idealista. La sua vena poetica, fervida, incisiva, immediata, pulsa su uno stile dal gusto epicureo, dal tratteggio psicologico-evocativo. Fa da spicco sul contenuto, che sfocia nel canto poetico, una vigorosa metafora, incipriata da sottile polemica. Ben equilibrato il dramma espressivo, un po’ ribelle. In stretta simbiosi tra loro, fra contenuto e forma, cade una forte tensione etica-civile. Nella silloge inedita “Le rondini”, sofferte suggestioni animano giudizi per quei momenti e per quelle figure a noi offerte in piacevole lettura da questo “figlio del patrimonio letterario sardo”. Il poetare del Rossi desta interesse ed ammirazione per il particolare estro. (Paqualina Genovese D’Orazio, presidente fondatore Accademia Francesco Tetrarca).-

-        Dalla rivista “Polimnia” diretta da Dante Mafia, aprile-giugno 2005, articolo “Poeti sardi in lingua italiana”: Antonio Rossi è una delle voci più promettenti delle nuove generazioni, ha scritto “Dove nasce l’amore”(Milano 2000) e “Manuel nella corrida” (Empoli 2004), due sillogi pensate con lo sguardo bifronte di chi valuta con uguale distacco la vita e la morte, quasi cercando di sedurle imprigionandole in una fitta rete di versi dai toni surreali (Franco Fresi, poeta e critico letterario).-

-        Da “testi e aggiornamenti” all’opera “Solchi di scritture”, Hedizioni Helicon di Arezzo: “Antonio Rossi è nato e vive a Berchidda, in Sardegna, poeta particolarmente propositivo, dal linguaggio vorticoso e ricco di smaglianti folgori immaginifiche, sembra trarre il suo codice poetico dall’humus complesso e segreto, aspro e, non in controsenso, dolce insito nella cultura della sua terra, quasi mescolandovi accenti che talvolta sembrano risuonare da vibrazione di tono sudamericano. Presente in numerose antologie a carattere monotematico e non, l’opera di Rossi è oggi riconosciuta dalla critica ufficiale che le ha dedicato ampio spazio in riviste e volumi saggistici”. Rodolfo Tommasi, critico letterario).-

-        Dall’opera critica “Tra sipario e frontiera”, Edizioni Helicon di Arezzo: l’opera di Antonio Rossi (rispetto a un progetto di scrittura predefinito) sfida il vocabolario, l’intonazione cambia humus, altera i tratti genetici, invade e annienta i punti di riferimento della logica… sarebbe utile al fine esegetico, e comunque molto interessante (ne risulterebbe un’eco ribollente e sconvolta di gorgo medioevale, prossima a un’espansione infera, mostruosamente sublimata, dell’immaginario), catalogare e commentare il “bestiario fantastico” che affolla i versi di Rossi e talvolta congegna la spinta necessaria al meccanismo delle concatenazioni e dei rimandi significanti; ma, prima di tutto, c’è da chiedersi se ci si trova davanti a un’azione dialettica simbolista negatrice dei percorsi e delle stasi orizzontali del pensiero, oppure a un’abnorme oltranza ermetica (dando al termine “ermetico” un doppio valore connotativo, quello applicabile alla poesia delle essenze e quello legato alla referenza esoterica). Penso che entrambe le possibilità di lettura siano pertinenti, ma entrambe non esaustive; in ogni caso, è talmente libera e radicale l’istanza di scardinamento avanzata dal poeta, da far desumere una codificazione culturale del linguaggio elaborata in una sfera dove la nozione di necessità espressiva deve considerare estremizzante la funzione del linguaggio stesso, trasformarla nella realtà di un’ondulata galleria catottrica, farne un induttore di vertigini immaginifiche rivolte a una fruizione in primo luogo intuitiva. Resta il fatto che Rossi ha dato così origine ed effetto a un modulo di scrittura e, insieme, appunto, a un modulo di lettura, quasi volesse postulare, nell’atto assimilativo della parola e del verso da parte di chi legge, la superfluità della conquista ragionata del testo. In pratica, viene affermato il dogma per cui a coordinate compositive possono solo corrispondere coordinate fruitive sintoniche. Questo assolutivismo senza scampo può mettere in discussione – e infatti lo fa – l’idea di “opera aperta” nell’emancipante ricchezza dei significati; tuttavia siccome a scrittura paraddosale può solo corrispondere lettura paradossale, la gamma interpretativa offerta dall’autore si rivela inaspettatamente vasta e variegata, proprio grazie a quella vasodilatazione semantica che irriga e permea gli spazi improvvisi e imprevedibili dell’arco poetico, dal suo intento primario alle scosse risultanti… la poesia di Rossi, nel suo gesto ampio e luminoso, caldo anche quando non solare, sparge un pulviscolo esistentivo – per dirlo alla Heidegger – sereno e vòlto a dinamiche in evoluzione. (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-
-         

-       Dall’opera “Letteratura italiana del XXI° secolo: primo dizionario orientativo degli scrittori”, edizioni Helicon di Arezzo, a cura di Francesco De Napoli e Rodolfo Tommasi: poeta generoso di suggestioni visive, maestro nell’aprire la più cromaticamente variegata ala lirica, affascinato dalla poesia spagnola, in specie quella che ha formato il Novecento latino-americano, all’insegna del lampo evocativo, al limite del surrealismo, Rossi ha arricchito molte antologie di sicuro prestigio e ha pubblicato tre sillogi: Dove nasce l’amore 2000, Su sognu de sa columba bianca (Il sogno della colomba bianca - bilingue sardo/italiano) 2001 e Manuel nella corrida 2004, (quest’ultima con prefazione di Davide Rondoni). Numerosissimi i premi conseguiti e di alto livello la considerazione critica che ha accompagnato il sorprendente articolarsi evolutivo dell’opera dell’illustre autore (Rodolfo Tommasi, critico letterario).

-       Dall’opera “Letteratura italiana contemporanea”, edizioni Helicon di Arezzo, saggi introduttivi di Neuro Bonifazi, Giancarlo Quiriconi e Rodolfo Tommasi, note di Francesco De Napoli, Luca Grisolini, Paola Olivieri Affinito: il poeta imbastisce un originale mosaico nel quale erompono immagini poetiche che svincolano in visioni folgoranti, ma in questi scoppi di genio deliri figurativi si annidano i contrastanti moti dell’animo. La forma prescelta è pittopoetico, pennellate angoscianti o radiose, tracciano una seria di immagini le quali tutte concatenate tra loro ammaliano, costringendo il lettore a vivere momenti sia esaltanti che drammatici. Poderosa è la grande capacità funambolica dell’autore in quanto canta tra mille dubbi e ripensamenti l’amore, i sogni e le emozioni più belle. Egli non è un narratore tradizionale, il suo linguaggio poetico ha un carattere immaginifico e damascato, baroccheggiante, si diversifica per una dinamicità riscontrabile solo nelle sequenze filmiche, impossibile riassumere la sua inesauribile inventiva. Le emozioni espresse sono i colori di una scena in quanto si contagiano tra loro. I processi di condensazioni emotivi, il fluire ininterrotto delle analogie sono una peculiare proiezione mentale indicanti una poetica visionaria ove si canta in “piena libertà” (Paola Olivieri Affinito, critica letteraria).








PER COMUNICARE CON L'AUTORE: mariagraziacossu@tiscalinet.it

Nessun commento:

Posta un commento